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Cronaca

Parla la vittima: «Quando è arrivata la poliziotta, ho visto la salvezza»

La 22enne anconetana che ha denunciato di essere stata violentata sotto l’effetto di eroina è assistita dalla nota psicologa Margherita Carlini. Le indagini vanno avanti: c’erano altre ragazze nel covo

Prima non riusciva a distinguere il bene dal male. Non si rendeva nemmeno conto, talmente era fatta, di essere vittima di una violenza sessuale. Una consapevolezza arrivata quando ha visto una delle poliziotte della sezione “Reati contro la violenza di genere e crimini d’odio” tenderle una mano. «Quando ho visto la poliziotta, ho visto la salvezza» ha detto la 22enne che ora dovrà affrontare due lunghi cammini parallei. Quello terapeutico per uscire dalla tossicodipendenza. E l’altro, non meno arduo, psicologico per ritrovare consapevolezza e forza di affrontare quanto trascorso. Al suo fianco ci sarà Margherita Carlini (foto in basso), psicologa esperta e nota per le sue apparizioni televisive, inviata dall’associazione Donne e Giustizia e dalla Rete antiviolenza di Ancona. Proprio oggi, in Questura, c’è stato un primo approccio con la giovane. 

La ragazza ha iniziato ad aprirsi ma poi, dopo qualche parola, ha avuto un crollo. L’incontro è stato rinviato perché è importante, al momento, rispettare tempi e sensibilità della ragazza. Il momento per metabolizzare il tutto arriverà. Da quanto asserito la 22enne non aveva mai visto i rapporti sessuali con Isaac Adetifa come una violenza. Nella sua testa, annebbiata dall’uso di eroina e cocaina, era così. È stata proprio la 22enne a raccontare come, con il suo vecchio fidanzato, andasse insieme a lui nella casa di via Giovambattista Pergolesi per rifornirsi di eroina. Poi lui l’ha lasciata e lei ha continuato ad andare là per soddisfare la sua dipendenza rivolgensosi ad Isaac, che davanti al giudice ha dato la sua versione dei fatti.

Altre ragazze nel covo, l’indagine prosegue

Secondo i poliziotti della Mobile, guidati dal vicequestore aggiunto Carlo Pinto, il covo di via Pergolesi era frequentato da altre giovanissime. E non si escludono altri abusi di natura sessuale. Mentre la 22enne era considerata la donna del Boss, soprannome affibbiato ad Adetifa, e quindi nessuno si azzardava a toccarla, eventuali altre potevano essere soggiogate a piacimento. I residenti da anni assistevano al via vai di persone verso il covo. Secondo la Mobile i ragazzi bussavano, acquistavano e sloggiavano subito. Per le ragazze era diverso. Se volevano comprare venivano obbligate a entrare e a consumare all’interno del covo. Una volta annebbiate, pensano i poliziotti, gli stranieri ne approfittavano.

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