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Cronaca

Botte e maltrattamenti sulla compagna: «Non vali quanto me, dormi per terra e zitta»

Divieto di avvicinamento per un 33enne accusato di violenze sulla convivente. Postava sui social fotomontaggi in cui la denigrava e le aveva persino tolto le chiavi dell'appartamento che pagava lei

ANCONA - La costringeva a dormire sul tappeto perché «non la voleva nel letto», le aveva tolto le chiavi di casa dell'appartamento che condividevano e di cui solo lei sosteneva l'affitto e la riempiva di insulti, botte e minacce. La umiliava persino postando sui social fotomontaggi con commenti a sfondo sessuale che la riguardavano. Sono Carlo Pinto-7solo alcuni esempi dei momenti da incubo trascorsi da una donna vittima di violenza fisica e psicologica da parte del suo ex compagno. Un anconetano di 33 anni ritenuto responsabile di maltrattamenti familiari, accesso abusivo ad un sistema informatico ed interferenza illecita nella vita privata ai danni della propria compagna convivente è stato raggiunto questa mattina dal divieto di avvicinamento nei suoi confronti. La misura cautelare è stata eseguita dalla Squadra Mobile di Ancona diretta dal capo Carlo Pinto. A sporgere denuncia era stata la stessa vittima che, stanca di quei soprusi, era andata alla polizia. Da lì erano partite le indagini coordinate dalla procura di Ancona. 

L'appartamento era una gabbia 

La coppia aveva iniziato a convivere nel settembre del 2021 in un appartamento affittato e pagato dalla donna. Fin da subito il 33enne aveva mostrato atteggiamenti violenti nei confronti della sua compagna. Stando a quanto riportato l’avrebbe percossa con calci e spintoni per buttarla fuori dall’appartamento e in un’occasione le aveva perfino tolto le chiavi di casa così da farla entrare solo con il suo permesso. 

Lui l'accusava di non essere alla sua altezza e anche recentemente le aveva bloccato un braccio facendola dormire sul tappeto perché non la voleva a letto, proferendo gravi minacce di morte anche nei confronti dei suoi familiari. In un'occasione le avrebbe anche rotto un manico di scopa sulla schiena. Lei, pur di sfuggire a quella violenza, avevva lasciato casa per rifugiarsi da alcuni parenti. 

A fronte dei gravi fatti appresi nella fase investigativa, il Giudice per le Indagini Preliminari, in accoglimento delle richieste avanzate dalla Procura della Repubblica procedente, ha disposto nei confronti dell’uomo il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla parte offesa ovunque questa si trovi, con particolare riferimento all’abitazione dei familiari della donna, mantenendo la distanza di almeno cinquecento metri. 

«Un appello alle donne - dichiara il questore di Ancona Cesare Capocasa - a riprova di quanto esista non solo un’emergenza, ma una deriva strutturale, affinché non attendino il miracolo di una redenzione: perché quegli uomini che agiscono con violenza, quasi sempre si muovono su un solco ereditato in famiglia, mai abbastanza sanzionato socialmente, non cambieranno, se non verranno aiutati a farlo. La violenza contro le donne nasce, cresce ed esplode, seguendo il tracciato di asimmetrie che non abbiamo colmato e che vanno a bruciare le relazioni in un cortocircuito trasversale a generazioni, latitudini, condizioni economiche e culturali. Nel dolore, ma senza stanchezza, sta a noi investire in più protezione, in più educazione al rispetto, in una risposta di sistema, coordinata, sinergica; nel trovare le parole giuste per raccontare ogni storia come fosse la prima e lottando perché sia l’ultima». 

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