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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Vinitaly, le Marche presentano il matrimonio tra vini e tartufo

La presentazione ha avuto luogo questo pomeriggio allo stand della Regione Marche, al padiglione 7 di Veronafiere, dove è in corso (fino a mercoledì) la 51ª edizione di Vinitaly

Tartufo tutto l’anno. Più che uno slogan, è un progetto che punta ad abbinare ricette tradizionali e vini del territorio marchigiano. Un connubio, quello tra il tartufo e i vini, finanziato dalla Regione Marche e sostenuto dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), il Consorzio dei Vini Piceni, dall’Istituto Marchigiano di Enogastronomia e dalla rappresentanza regionale dell’Associazione Italiana Sommelier, che nella guida 2018 de “Le Marche nel Bicchiere” dedicherà uno speciale al tartufo e individuerà con un apposito “bollino” i vini più indicati per l’abbinamento, selezionati a partire da un numero di tre per ogni provincia, come ha ricordato il presidente di Ais Marche, Domenico Balducci. La presentazione ha avuto luogo questo pomeriggio allo stand della Regione Marche, al padiglione 7 di Veronafiere, dove è in corso (fino a mercoledì) la 51ª edizione di Vinitaly. Il progetto “Le Marche dei tartufi, i vini da tartufo delle Marche” ha visto il coinvolgimento anche di cinque istituti alberghieri, chiamati a realizzare per ogni tipologia di tubero, una ricetta tipica della tradizione.

«Abbiamo sposato questo progetto – ha dichiarato Anna Casini, vicepresidente della Regione Marche e assessore all’Agricoltura e all’Alimentazione – perché ci piaceva l’idea di diffondere la cultura di un prodotto per troppo tempo considerato snob, che, invece, può essere consumato da tutti. È stato fondamentale, inoltre, il coinvolgimento dei giovani degli istituti alberghieri, perché sono ambasciatori importanti del territorio». In particolare, «il progetto Tartufo tutto l’anno rientra nel più ampio progetto proposto da FoodBrandMarche, istituto marchigiano di enogastronomia, che raccoglie e rappresenta i 32 prodotti certificati Dop, Igp, Stg, marchio QN, presidi Slow Food e gli altri prodotti identitari del territorio – ha spiegato Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Enogastronomia -. L’obiettivo è la promozione di questi prodotti in Italia, in Europa e nel mondo agganciandosi al locomotore vino, dove i due consorzi Istituto Marchigiano di Tutela Vini e Consorzio Vini Piceni oggi dimostrano coesione, forza e identità di un territorio. Il tutto mirato a dare valore aggiunto alle produzioni e incrementare il reddito delle nostre aziende».

«Pochi sanno che il tartufo marchigiano - ha rivelato Piergiorgio Angelini, direttore del Centro studi dell’Accademia italiana del tartufo - è stato in passato un prodotto largamente utilizzato nella cucina regionale e decantato come riferimento nazionale nelle ricette che hanno fatto l’Italia della cucina. Gioacchino Rossini, ad esempio, si faceva inviare a Parigi i tartufi delle Marche». Addirittura nel 1564 Alfonso Ceccarelli cita il tartufo della Marche in quello che è considerato il primo trattato di micologia al mondo. Giorgio Salvini, vicepresidente del Consorzio dei Vini Piceni, è convinto che «il mondo del vino, una macchina che viaggia ad alta velocità, possa trainare il tartufo che nelle Marche si trova lungo tutta la fascia collineare e pedemontana, dal Nord al Sud della regione». Il matrimonio fra le diverse tipologie di tartufi e vini marchigiani, secondo Antonio Centocanti, vicepresidente di IMT, “può essere uno strumento sia per favorire il turismo enogastronomico sul territorio che in chiave di export, perché è una sinergia che è innanzitutto cultura”.

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