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Cronaca Jesi

Villa Serena, assolti per il fallimento Salus l’ex presidente del cda e l’ex amministratore delegato

La procura contestava bilanci falsi e sforamenti di tetti di spesa con la convenzione regionale

ANCONA – Fallimento della Salus srl, la società proprietaria della struttura data in affitto a Villa Serena, dopo le condanne di primo grado per gli ex amministratori finiti a processo per un buco di oltre sette milioni di euro arrivano due assoluzioni. Riguardano l’ex presidente e membro del cda Gaetano Martini, jesino (socio di maggioranza dal 2002 al 2013), difeso dall’avvocato Riccardo Leonardi e Franco Sordoni, di Loreto, consigliere e poi amministratore delegato dal 2002 al 2008, difeso dall’avvocato Luca D’Antoni. Il collegio penale li ha assolti, per il reato di bancarotta impropria societaria, assumendo la procura che i bilanci della casa di cura dal 2003 al 2012 sarebbero risultati sistematicamente falsi, e avendo gli imputati, in concorso con il collegio sindacale, giudicato separatamente con il rito abbreviato, appostato quali voci di credito i corrispettivi per prestazioni sanitarie effettivamente resi nei confronti della clientela, ma al di fuori dei limiti economici previsti dalla convenzione in essere con la Regione Marche. L’assoluzione è arrivata in parte per l'insussistenza del fatto ed in parte perché il fatto non costituisce reato.

Gli stessi imputati sono stati prosciolti (per intervenuta prescrizione) dal reato di ricorso abusivo al credito. Ipotizzava la procura che avevano ottenuto da Banca Marche Spa e da MPS Factoring Spa, nel periodo tra il 2005-2012, anticipi salvo buon fine sulle fatture emesse nei confronti della Asur per  quasi 23 milioni di euro. In concorso con il collegio sindacale, veniva contestato, solo a Martini, un'ipotesi di bancarotta da ritardo, avendo sostenuto la pubblica accusa che gli amministratori avrebbero dovuto procedere alla ricapitalizzazione della società o alla presentazione della domanda di autofallimento sin dal 31 dicembre 2007, data in cui si sarebbe perso il patrimonio, determinando, a causa di tale ritardo, un maggior passivo per oltre 7 milioni di euro. Tali addebiti erano stati avanzati nei confronti degli imputati sulla base di quanto era stato sostenuto nelle relazioni ex articolo 33 della Legge Fallimentare dalla curatrice, nominata dal tribunale di Ancona, la dottoressa Sabrina Salati, nonché dal consulente tecnico dalla stessa nominato nella persona di Luca Gabrielli. Il processo è andato avanti due anni. Il default risale a luglio del 2015.

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