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Cronaca

Antonio e la sclerosi: «Vaccino? No grazie. Noi disabili soli nella pandemia»

La storia di Antonio, che nonostante la sclerosi multipla scoperta nel 2012 ha deciso di non vaccinarsi: «Le eventuali reazioni più comuni mi metterebbero ko. Scelgo tampone e zero contatti all'esterno»

«Cosa è mancato di più in quasi due anni di pandemia? L’abbraccio delle persone e il contatto umano. Per un disabile come me è fondamentale». Antonio Mignone lotta contro la sclerosi multipla dal 2012. Nonostante la patologia, ha scelto di non vaccinarsi. «Premessa, ho fatto i vaccini antinfluenzali e mi sono sottoposto anche a cure sperimentali per la sclerosi, ma di questo vaccino ho paura perché ci sono troppe informazioni discordanti e assolutamente non chiare». Centralinista al carcere di Montacuto, Antonio racconta di aver visto diversi colleghi alle prese con le reazioni più comuni dopo la vaccinazione. Principalemente febbre e dolori articolari: «Certo, queste eventuali reazioni si conoscono e si viene avvisati prima, ci possono stare. Se però sono normali per gli altri, non lo sono per me. Mi spiego, nel mio caso mi muovo già a fatica. Una semplice febbre mi metterebbe ko- spiega l’uomo- resterei allettato, non riuscirei ad andare in bagno. Tutto questo già con un semplice 37°. L’antinfluenzale lo faccio tutti gli anni, ma so che non mi succede nulla». Pareri medici? «Ho parlato con il medico di famiglia, mi ha detto che non era di sua competenza esonerarmi dalla vaccinazione, sono andato dal medico del lavoro e mi ha detto la stessa cosa. Ho avuto una quindicina di numeri di telefono a cui mi hanno detto di rivolgermi, non mi ha mai risposto nessuno. Questa è un’altra paura che ho: se dovessi vaccinarmi, avere la febbre e dover chiedere aiuto a chi dovrei chiedere aiuto? Noi disabili eravamo già quasi abbandonati a noi stessi prima, figuriamoci ora. Dovevano essere più chiari, invece la comunicazione mi ha messo solo un sacco di dubbi. I virologi stessi in tv sono discordanti, con questo vaccino l’unica cosa che non puoi fare è scegliere, perché non sai». 

Ma il virus fa meno paura del vaccino? «Io al virus ci credo- spiega Antonio- ne ho una paura tremenda e sono solidale con chi ha perso dei familiari, le bare trasportate dai camion le ho viste seppur in televisione e al posto di quelle famiglie io stesso diventerei pazzo. Il discorso è che il vaccino potrebbe creare problemi che per gli altri sono normali, ma non per me. Stupido non sono, so che devo fare una scelta. La mia è stata quella di lavorare in ufficio da solo, poi tornare a casa e non uscire. Contatti con gente esterna, nessuno. La spesa la fa mia moglie, sta molto attenta anche lei, per il resto quello che faccio tutte le sere è pregare che non succeda nulla». La scelta di Antonio è quindi quella di sottoporsi al tampone regolarmente: «Preferisco questo, anche se non lo trovo giusto». Guardando indietro: «In questi due anni di pandemia sono mancati gli abbracci, sentire le persone vicine. Io non cerco aiuto, ma con questa situazione sembra che in giro ci sia la peste. Anche quando vai a chiedere qualcosa ti senti abbandonato». 
 

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