Personale sanitario, a Torrette nuovo vaccine day: cosa rischia chi non accetta?
Il punto del direttore amministrativo dell'Azienda Ospedali Riuniti, Antonello Maraldo, dopo il decreto che prevede l'obbligo di vaccinazione anti-Covid per il personale sanitario
Il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri parla chiaro: per chi esercita la professione sanitaria la vaccinazione anti-Covid è “requisito essenziale per lo svolgimento delle prestazioni lavorative”. Chi non accetta può essere spostato a mansioni di pari livello, ma non di tipo sanitario. In subordine c’è il demansionamento o, in casi estremi, l’allontanamento. Qual è la situazione all’ospedale regionale? «Il dato globale aggregato ci dice che il 90% del personale sanitario si è vaccinato- spiega Antonello Maraldo, direttore amministrativo dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona- parliamo di circa 3.100 persone su 3.600, ma va considerato che la pianta organica muta ogni giorno». Cosa accadrà all’altro 10%? Questa mattina l’ospedale ha inviato una circolare in cui si ricorda che la norma contempla la possibilità di omissione o differimento della vaccinazione solo in caso di “accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale”. «La norma avrà bisogno di circa 30 o 35 giorni per andare a regime- dice Maraldo- ecco perché organizzeremo una o due giornate per consentire a chi non si è vaccinato di poterlo fare ora che è diventato legge. La stragrande maggioranza aspettava questi vaccini, chi non li ha voluti fare è stato perché aveva paura, o perché pensa che lo studio è avvenuto in tempi troppo brevi. Spero che le resistenze vengano superate- continua Maraldo- il mio auspicio è che si vaccinino tutti, anche perché se si devono sostituire 8 o 10 persone in un contesto come il nostro, poi si apre un problema anche organizzativo».
La lista
In queste ore, come chiesto dall’articolo 4 del decreto (comma 3), l’Azienda sta predisponendo l’elenco del personale sanitario da inviare alla Regione Marche. Stessa cosa farà l’ordine professionale. I nominativi verranno controllati e chi non risulterà vaccinato (senza neppure aver chiesto l’appuntamento) verrà segnalato all’Asur. A quel punto l’Azienda Sanitaria inviterà l’operatore, entro cinque giorni, a produrre la documentazione che attesta l’avvenuta vaccinazione; il differimento o i motivi che lo escludono dall’obbligo. In mancanza di queste carte, scatterà l’invito formale alla vaccinazione con l'indicazione di termini e modalità. In caso di inosservanza, l’Asur invierà la comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’ordine professionale.
Cosa rischia chi dice "no"?
“Ricevuta la comunicazione, il datore di lavoro adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni, anche inferiori, con il trattamento corrispondente alle mansioni esercitate che non implicano rischi di diffusione del contagio- si legge al comma 8- quando l’assegnazione a mansioni diverse non è possibile, per il periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento, comunque denominato”. «Chi non si vuole vaccinare per partito preso deve essere consapevole che l’ordinamento giuridico gli riserva- commenta Maraldo- non c’è un atteggiamento coercitivo, anzi, il rifiuto alla vaccinazione può avere giustificazioni talvolta comprensibili e valide. Ma ora c’è l’esigenza di portare il Paese fuori da questo guado».