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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Lanterna Azzurra, il pg Napolillo chiede il reato associativo: «Una banda collaudata»

Si è tenuta questa mattina la requisitoria del procuratore generale Ernesto Napolillo. In video, collegati da remoto, cinque dei sei imputati della banda della spray al peperoncino

Si torna in aula con la seconda udienza del processo d’appello per la “banda dello spray”, i sei giovani della Bassa Modenese accusati di aver scatenato il caos all’interno della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Nella tragedia morirono sei persone, cinque adolescenti e una mamma. Furono condannati in primo grado a pene tra i dieci e i dodici anni di carcere per omicidio preterintenzionale, rapine, furti con strappo e lesioni personali. 

Questa mattina alle 9,30 al via al quinto piano del palazzo di giustizia di corso Mazzini la requisitoria del procuratore generale Ernesto Napolillo che ha mostrato vicinanza ai familiari della vittime (gli imputati, cinque su sei, erano collegati in video-conferenza dal carcere). L'udienza è durata circa 4 ore. «Quella sera potevano esserci i figli di tutti» ha detto durante il suo intervento parlando quindi di «raid programmati per commettere furti» e non gesti di «balordi di una serata ma eseguiti con metodo e con continuità». Ha quindi sollecitato il riconoscimento dell’accusa di associazione a delinquere, caduta in primo grado.«Tutti gli imputati, come consente di affermare il compendio probatorio, fanno parte di una banda criminale ben collaudata». Il procuratore ritiene dunque che sussitano tutti i presupposti per il reato associativo e, al termine della requisitoria, ha chiesto sei mesi in più alla corte d'Assise per ciascuno degli imputati. 

In linea con le richieste del pubblico ministero molte delle parti civili presenti questa mattina in aula. Ha spiegato la legale Federica Ferro, difensore di Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma rimasta uccisa quella notte dell'8 dicembre: «Vogliamo che vengano riconosciute tutte le responsabilità per i reati contestati». 

Ripercorrendo tutta la vicenda e sostentendo la tesi dell'associazione a delinquere, Napolillo ha evidenziato come a muovere le azioni dei sei sarebbero stati i reati predatori (scippi e rapine) all'interno delle discoteche: «dopo la mattanza di quell'anno sappiamo tutto di quello che hanno fatto, perché nei mesi successivi hanno continuato come prima, come se nulla fosse accaduto». Prossima udienza fissata al 3 febbraio. 

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