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Cronaca

Il tribunale casa della memoria, Ancona ritrova l'orgoglio di credere nella giustizia

Il tribunale viene intitolato a Vittorio Salmoni, magistrato vittima delle leggi razziali nel fascismo. Con lui, le sue stanze sono state intitolate ad avvocati, magistrati e giornalisti storici

Ancona ritrova un pezzo di città. Non uno qualsiasi, bensì quello dove ha casa il sistema giustizia dell'intera provincia. Ritrova un tribunale che apre alla cittadinanza, portando in dote un rinnovato orgoglio per ciò che rappresenta: una giustizia che vuole essere equa e mai sommaria, alla costante ricerca della verità attraverso una legalità fatta di regole processuali e non attraverso l’arbitrarietà. Quindi una giustizia giusta. Quell’orgoglio è oggi rappresentato dai nomi incisi sulle 13 targhe che da oggi danno titolo alle sale del palazzo di giustizia. Il tribunale dove stamattina, per l’occasione, si è tenuta una cerimonia pubblica. E così, per volontà e iniziativa del Presidente del Tribunale di Ancona Giovanni Spinosa, quelle che fino a ieri erano solo delle sale senza passato, sono diventate oggi il luogo della memoria.

Palazzo di giustizia Vittorio Salmoni

In primis quella di Vittorio Salmoni (1878-1948), magistrato anconetano vittima delle leggi razziali durante il periodo fascista, a cui è stato intitolato l’intero palazzo di giustizia di Ancona. Intorno alle 10, su un palchetto allestito all’ingresso ovest in corso Mazzini, il sindaco Valeria Mancinelli e il presidente Spinosa, al fianco del Procuratore capo Monica Garulli e del presidente degli avvocati Maurizio Miranda, hanno presentato la figura di Salmoni. Poi hanno scoperto la targa davanti ad un centinaio di persone, tra curiosi, istituzioni, politici e forze dell’ordine arrivati per l’occasione (GUARDA IL VIDEO). 

Mafia e terrorismo, i familiari delle vittime tra ricordi e commozione – VIDEO

Gli interventi delle istituzioni

Poi ci si è spostati nell’aula 5 del quinto piano dove si sono susseguiti una serie di interventi. Il Presidente della Corte di Appello di Ancona Luigi Catelli ha citato Falcone quando ha detto che «gli uomini passano ma le idee restano e che queste possono camminare con altri uomini». E poi, con riferimento ai tanti uomini giusti caduti per servire lo Stato, ha posto una domanda: «Sono eroi o santi?». «Io penso nessuno dei 2 - ha risposto - Sono persone che hanno vissuto la loro quotidianità, come ognuno di noi è chiamato a fare ogni giorno. E il ricordo di quelle persone, che hanno dedicato la loro vita al lavoro con professionalità, non deve appartenere al passato, ma essere nostra memoria presente». Il Prefetto Antonio D’Acunto ha rimarcato la necessità delle istituzioni e dello Stato di essere vicino alla magistratura. Il Presidente del consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo ha rimarcato come «educare alla legalità vuole dire anche coltivare la memoria di chi, attraverso la propria vita e le proprie azioni, ha saputo difendere le regole della convivenza civile e democratica, ispirata ai valori della Costituzione della Repubblica». Mastrovincenzo ha poi fatto presente che anche nelle Marche è necessario tenere alta l’attenzione, ha ricordato alcune alcune iniziative del Consiglio regionale e, sul post sisma, ha auspicato «norme più semplici e chiare ed attribuzioni di compiti precisi, così da farla procedere  speditamente e nella massima trasparenza per consentire la rinascita di un'ampia porzione del territorio marchigiano con le sue comunità». Il monito del Procuratore Generale Sergio Sottani, che ha parlato di una giornata dove ricorre continuamente la parola “S”. “S” come la Shoa che perseguitò molti magistrati e poi per terrorismo e mafia, “S” come la storia che non dobbiamo mai dimenticare e “S” di solitudine come quella in cui è capitato che servitori dello Stato finissero e in cui mai dovrebbe essere nessuno. Infine il presidente degli avvocati dorici Maurizio Miranda, che ha rimarcato come anche l’avvocatura sia chiamata a mantenere un animo forte per essere all’altezza del sistema che tutti vogliono difendere. 

Tribunale intitolato a Salmoni

Il Tribunale ha un nome: da oggi si chiama Vittorio Salmoni - VIDEO

Tutti i nomi incisi sulle targhe in memoria delle vittime delle mafie e del terrorismo

Al termine dei vari interventi, tutta l’aula ha guardato un video di presentazione di 8 minuti. Preludio per quando poi, giudici, assistenti, militari e avvocati hanno scoperto tutti insieme le targhe in memoria di quei giusti che il tribunale di Ancona, da oggi non vuole più dimenticare. Sono Elisa Comani (1883 -1978), la prima avvocatessa di Ancona; Arturo Vecchini (1857-1927), avvocato, sindaco di Ancona e deputato nelle file dei liberali; Fausto Angelucci (1931-2002), magistrato; Mario Amato (1937-1980), magistrato assassinato per mano di Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini, esponenti dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), organizzazione eversiva di estrema destra; Guido Galli (1932-1980), magistrato assassinato il 19 marzo 1980 a Milano, da un nucleo armato di Prima Linea, gruppo armato di estrema sinistra molto attivo durante gli anni di piombo; Rosario Livatino (1952-1990), magistrato assassinato dalla Stidda, un'organizzazione criminale italiana di tipo mafioso, che operava in prevalenza nella Sicilia; Emanuela Loi (1967-1992), agente della Polizia di Stato morta nella strage di via D’Amelio, dove Cosa Nostra uccise il magistrato Paolo Borsellino; Carlo Alberto Dalla Chiesa (1920-1982), generale e prefetto che partecipò alla resistenza, ucciso a Palermo pochi mesi dopo il suo insediamento in un attentato mafioso in cui persero la vita anche la moglie e l'agente di scorta Domenico Russo; Vittorio Petrelli ( 1939-1966), militare della Guardia di Finanza; Giorgio Ambrosoli (1933-1979), avvocato assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario; Peppino Impastato (1948-1978), giornalista, attivista e noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu assassinato il 9 maggio 1978 durante la sua trasmissione radiofonica; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (1939-1992) (1949-1992), magistrati e vittime delle mafie a cui il tribunale di Ancona ha dedicato la sala della Corte. 

Il giorno dei giorni 

Alla fine il momento più toccante: quando hanno parlato a microfono alcuni dei familiari dei servitori dello Stato il cui nome resterà per sempre nella memoria della giustizia anconetana (GUARDA IL VIDEO). Proprio nel giorno in cui tutta Italia ricorda la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, quando un attentato esplosivo compiuto da Cosa Nostra uccise il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Per questo sono così importanti quelle targhe. Da oggi, chiunque entrerà nel tribunale dorico, potrà leggere quei nomi, riconoscere quegli uomini e quelle donne, la loro storia potrà essere argomento di discussione e la loro memoria potrà essere tramandata ai posteri, insieme ai valori che rappresentano. 

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