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Cronaca

Trasporto ferroviario, disagi lungo la tratta Ancona-Roma: il garante scrive al Ministro

Nella lettera viene rappresentata una situazione di estrema difficoltà e di numerosi disagi per i cittadini che usufruiscono del trasporto ferroviario

Nuove segnalazioni sui continui disservizi lungo la tratta ferroviaria Ancona – Roma finiscono sulla scrivania del Garante dei diritti, che decide di rappresentarle in una lettera inviata al Ministro Danilo Tonelli; al Presidente dell’Autorità di regolazione dei trasporti, Andrea Camanzi; al direttore di Trenitalia, Tiziano Onesti; all’assessore regionale Angelo Sciapichetti.

«La tratta Ancona – Roma – specifica il Garante – è tristemente nota per essere stata oggetto negli ultimi anni di continui ridimensionamenti. La ferrovia, inaugurata nel 1866, è a binario unico, mai ammodernata pur essendo una direttrice strategica per il Paese».  Nobili fa presente che dal dicembre del 2011 è stata registrata l’eliminazione di diverse corse, tra cui la “coppia di treni” con partenza da Ancona per Roma a metà mattina e con rientro dalla capitale alle 19,30. Si evidenzia, inoltre, che le difficoltà di collegamento si sono ulteriormente aggravate quando, nel novembre del 2017, Alitalia ha lasciato l’aeroporto “Sanzio” e sono venuti meno sei collegamenti giornalieri (3 andate ed altrettanti ritorni), con voli da 68 posti e 90.000 passeggeri l’anno.

Nella lettera si passa, quindi, a descrivere l’attuale situazione della tratta ferroviaria, anche alla luce del nuovo orario entrato in vigore lo scorso 10 giugno ed ai cambiamenti apportati sul fronte delle coincidenze. «Il fortissimo ridimensionamento del servizio – scrive Nobili - appare insostenibile e determina gravi ripercussioni sui tanti utenti, operatori economici, lavoratori pendolari e cittadini che necessitano dell’utilizzo di tale servizio». L’Autorità di garanzia chiede che  venga rivisto l’attuale orario ferroviario, evitata ogni ulteriore soppressione dei treni nella tratta Ancona – Roma, ripristinati i collegamenti che sono stati disattivati. E la conclusione: «In una regione già penalizzata da infrastrutture obsolete, è da Paese civile avere treni moderni e con maggiore frequenza».

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