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Cronaca

Terremoto, indagine sugli sms solidali: «Riparata strada che non c'entra nulla col sisma»

La Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito dell’inchiesta sul terremoto che ha distrutto il centro Italia, passa al setaccio l’utilizzo dei fondi da sms solidali

«Perché usare 5 milioni di euro per una strada che non ha nulla a che fare col terremoto, quando io e altri attivisti abbiamo pagato di tasca nostra le roulotte per gente con figli disabili?» La domanda del consigliere regionale M5S Peppe Giorgini ha acceso i fari della Direzione Distrettuale Antimafia sull’utilizzo dei fondi ottenuti con gli sms solidali dopo il terremoto del 2016. La magistratura, nell’ambito dell’inchiesta sulla catastrofe del 2016, ha avviato una serie di indagini preliminari per stabilire se quei soldi, donati dai cittadini attraverso il servizio di messaggistica telefonica, siano stati effettivamente usati per finalità congrue alle esigenze dei terremotati.

Nel complesso gli sms solidali hanno raccolto 17,5 milioni di euro e nell’occhio del ciclone sono finiti almeno 5 di quei milioni dopo l’intervento in consiglio regionale dello stesso Peppe Giorgini: «Avevo già fatto 4 o 5 esposti riguardo alle SAE e sull’acquisto degli immobili Erap ma nel caso degli sms sono stato chiamato direttamente dalla procura e dalle Guardia di Finanza dopo un duro intervento che avevo fatto sui 5 milioni destinati alla ristrutturazione della strada “Valdaso”» ha spiegato Giorgini. «Quella strada non ha nulla a che vedere con il terremoto se non nel tratto che collega Comunanza a Faveto- prosegue il consigliere- solo che per quella tratta erano già stati dati dei fondi 6 o 7 anni fa dall’Anas e dal Cipe per un totale di circa 12 milioni di euro». L’ammodernamento della strada figura nella lista di opere a cui sono destinati i fondi solidali insieme al recupero della Grotta Sudatoria di Acquasanta Terme (3 milioni di euro), uso che ha mandato su tutte le furie gli sfollati e lo stesso Giorgini: «Perché 5 milioni devono essere dati a quella strada? Non ha nessun senso visto che i lavori sulla Comunanza-Faveto sono già stati fatti» ha ribadito il consigliere che, su richiesta della procura, ha già consegnato nelle mani di magistrati e GICO le documentazioni relative a quell’intervento in aula. La palla passa ora alla DDA: «Non dico che siano irregolarità. Io faccio il politico, le indagini le fanno i magistrati».  


 

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