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Cronaca

Terremoto, perse la sorella e il suo bar: «Costretti a tornare ma senza via di scampo»

Sergio Piciacchia, 46 anni originario di Pomezia, la notte del terremoto salvò suo nipote ma perse sua sorella, morta sotto le macerie di Pescara del Tronto. A Piedilama, frazione di Arquata del Tronto, Sergio aveva la sua casa, il suo bar, la sua vita

Un anno dopo la scossa di terremoto che colpì a morte Arquata Del Tronto (Ascoli Piceno), ci sono persone che, di tanto in tanto, dalla costa dove adesso risiedono stabilmente, si spostano per tornare là, per vedere “come procede” lì dove il mostro ha spaccato le fondamenta del Vettore  sradicando una comunità dalla propria terra. Tra loro c’é Sergio Piciacchia, 46 anni originario di Pomezia, che quella notte salvò suo nipote ma perse sua sorella, morta sotto le macerie di Pescara. Noi lo abbiamo incontrato al Blue Bar, e con lui ci siamo spostati per constatare cosa sia rimasto di Piedilama, la frazione di Arquata dove Sergio aveva la sua casa, il suo bar, la sua vita. 

«Io a 36 anni mi sono trasferito a Montegallo dove avevo in gestione diverse attività: un bed & breakfast, un pub e un albergo in società con un amico, dal quale mi sono separato nel 2010 per acquisire un bar tabacchi, sempre a Montegallo. Nel frattempo mi ero sposato ed era nata Sofia. Così ci siamo trasferiti Piedilama per avvicinarci all’asilo. Lì ho preso un altro locale, “L’Antico Bar” e venduto il precedente». 

Oggi Sergio vive con la moglie e due figli sulla costa percependo 800 euro di CAS  (Contributo autonoma sistemazione) dallo Stato e mentre camminiamo lungo le vie del terremoto, gli chiediamo come ricorda quella notta. «Quella notte è successo il panico - mentre ci fa vedere la sua vecchia casa di Piedilama - E’ crollata una parte mentre noi eravamo in un’altra zona della casa. Quella vicino ha spanciato ma per fortuna ha retto, altrimenti sarebbe finita dove stavamo dormendo noi. Non ci è crollata addosso solo per pura fortuna. Il terremoto è durato una cifra, io pensavo fosse venuta giù la montagna, adesso sembra assurdo dirlo ma la prima impressione fu l’immagine del Vettore che franava. Appena siamo usciti ho visto la casa dall’altra parte della strada che crollava, il fumo dappertutto, il delirio». 

E quella stessa notte tua sorella era a casa sua a Pescara. «Sì, una volta in strada l’ho chiamata subito Vilma ma non rispondeva, così abbiamo preso la macchina e siamo andati a Pescara, poi quando sono arrivato lì, sotto casa di mia sorella, ho visto da una parte un masso con delle persone schiacciate sotto e la casa distrutta di mia sorella. Lì ho capito che non c’era nulla da fare». 

Però lì sotto non c’era solo tua sorella. «Ho gridato e da sotto le macerie mi ha risposto mio nipote Mattia, ho scavato a mani nude per tirarlo fuori. Mia sorella l’hanno estratta quando erano le 6,30. Era morta». 

Il cantiere delle casette è quasi terminato. Tornerete qui? «Io torno ma qui il problema lo vedete pure voi. Entrerò nella casetta ma non ci sono più le attività, le maggior parte delle persone se ne sono andate e sono tutti di una certa età. Io nel mio futuro vedo solo schifo, dalle altre parti schifo però forse me la posso cavare meglio».

Dici di non vedere un futuro però tu alla fine qua ci tornerai. «Sono costretto perché io adesso sto in autonoma sistemazione con 800 euro con moglie e figli per pagare affitto, acqua, luce e gas. E’ una presa in giro perché poi ci stanno anche quelli che hanno le case in giro per l’Italia, prendono il CAS e siccome sono anziani prendono pure la pensione e le agevolazioni. A allora perché chi vuole lavorare e deve mandare avanti una famiglia e le briciole a chi non ha più niente per davvero?».

Alla fine scendiamo poche centinaia di metri e ci fermiamo di fronte al suo vecchio bar. Che effetto di fa vederlo così? «Niente, nessun effetto. Sto pensando che c’è ancora la roba dentro, banconi e altro materiale ma tanto che ci faccio? Dove vuoi che andiamo ormai noi? Staremo qua, ci alzeremo la mattina, guarderemo il Vettore, andremo a funghi e poi non lo so. Qui ci sono solo scosse di terremoto in continuazione, qui non c’è più niente, non c’è via di scampo». 

Leggi anche: Arquata, 200 casette per il ritorno: "Ma intorno non c’è più nulla

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