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Cronaca

Terremoto, la ricostruzione che non c'è: il 92% dei detriti è ancora in strada

Lo stallo dei lavori è stato denunciato con una lettera del presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, rivolta al premier Paolo Gentiloni, a cui viene chiesto un incontro urgente

Su 3.620 casette ordinate, ne è arrivato soltanto l'8%, ossia meno di 300. E le macerie? Il 92% sono ancora per strada e i lavori di ricostruzione sono iniziati soltanto in 32 case danneggiate. Questa è la situazione assurda in cui si trovano in 51 Comuni del Centro Italia devastati dal sisma la scorsa estate. 

Non vi lasceremo soli”, “Le casette arriveranno a tutti entro marzo”, e così via. Una serie di promesse prima lanciate e poi disattese, mentre i terremotati continuano a vivere in condizioni degradanti, con la pazienza che sta superando il limite. Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha minacciato di consegnare le chiavi della città.

Secondo alcuni dati pubblicati da Repubblica, la ricostruzione è partita ma a velocità tutt'altro che spedita, con le macerie che sono quasi tutte ancora lì. Nel Lazio i lavori per la rimozione sono iniziati a novembre e sono state tolte 98mila tonnellate su un milione,  3.700 su 100mila in Umbria e 10mila su 100mila in Abruzzo. Situazione che va a peggiorare nelle Marche, dove i lavori sono iniziati ad aprile e sono stati raccolte soltanto 65mila tonnellate di macerie su un milione.

LA DENUNCIA DELL'ANCI Lo stallo dei lavori è stato denunciato con una lettera del presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, rivolta al premier Paolo Gentiloni, a cui viene chiesto un incontro urgente, anche con i rappresentanti di ministeri e Regioni coinvolte: serve uno "sforzo corale" delle istituzioni, che devono dimostrarsi insieme tese all'obiettivo comune di dare "risposte immediate e operative" ai problemi delle comunità vittime del terremoto del centro Italia. Ci sono "ritardi nella realizzazione delle soluzioni abitative di emergenza e nella rimozione delle macerie" - scrive Decaro - in alcuni casi difetta "il coordinamento necessario per gestire situazioni inevitabilmente complesse" e "non aiuta non poter disporre di uffici regionali per la ricostruzione capaci di fornire riscontri in tempi certi". Nel merito dei problemi è necessario dare ascolto alle "preoccupazioni dei sindaci, soprattutto marchigiani". Perché sono stati e sono ancora loro, i sindaci del cratere e del più vasto ambito che ha avuto ripercussioni, a doversi occupare per primi degli effetti di "un sisma che per danni, intensità e durata ha pochi precedenti nella storia del Paese", a "gestire senza risparmiarsi un enorme lavoro di sostegno umano e amministrativo ai concittadini, per tentare di dare serenità e una prospettiva di rientro graduale verso condizioni di normalità". "Serve - scrive quindi il rappresentante dei sindaci italiani al premier - uno sforzo corale ulteriore per lavorare per obiettivi e temi, ad iniziare da scuola, agricoltura, turismo, attività produttive, rafforzando il coordinamento e individuando in maniera pragmatica le criticità e le risposte operative. I sindaci lo chiedono all’intero Governo, ai singoli ministeri e alle Regioni interessate. Sarò lieto - conclude Decaro - di entrare nel merito delle questioni, fin qui solo accennate, nel corso di un incontro insieme ai colleghi sindaci".

 

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