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Cronaca

«Spogliati o diffondo il video hard», fratelli a processo per revenge porn 

Una ragazza è stata costretta per quasi due anni a subire violenze sessuali e minacce. Coinvolta anche una minorenne. L'incubo è finito grazie alla denuncia fatta ai carabinieri 

ANCONA - Era nato tutto dalla riparazione di un cellulare, in un negozio di telefonini, al Piano. Chi lo aveva aggiustato, un bengalese di 20 anni, aveva intercettato un video intimo, di una coppietta alle prese con le prime esperienze sessuali, e aveva deciso di tenerselo. Il flimino è stato un'arma con cui ricattare la protagonista di quelle immagini, anche lei bengalese. Dalla giovane il connazionale avrebbe preteso del sesso, in più occasioni, a partire dall'estate del 2020 e fino a metà del 2022. Alcuni abusi si sarebbero consumati all'interno di alcuni hotel della città. Lei sarebbe stata costretta a spogliarsi e a consumare i rapporti. «Se non lo fai diffondo il video, lo faccio vedere anche ai tuoi genitori». Questo era il tono delle minacce quasi giornaliere. Con l'aiuto del fratello maggiore, 25enne, il bengalese avrebbe anche aggredito la ragazzina, appena 20enne, e minacciato la sua intera famiglia per farle ritirare una denuncia poi fatta nel marzo scorso ai carabinieri della stazione di Ancona principale, alla Montagnola. Il filmato infatti, con l'aiuto del 25enne bengalese, sarebbe stato diffuso dal 20enne tramite internet, all'interno della comunità bengalese. Adesso i due fratelli sono finiti a processo. La Procura ha chiesto il giudizio immediato e ieri mattina, davanti al collegio penale, si è aperto il dibattimento. Le accuse, a vario titolo, sono di violenza sessuale, detenzione di materiale pedopornografico, diffusioni di immagini e video sessualmente espliciti, ovvero il revenge porn, violenza privata e lesioni.
L'incubo per la giovane è durato due anni.  Le vessazioni sono iniziate nel 2020 quando il bengalese di 20 anni, titolare di un negozio di telefonia, è entrato in possesso del cellulare della giovane trovando attraverso l’attività di riparazione dell'apparecchio un video che la ritraeva durante un rapporto sessuale con l’allora fidanzato, anche questo bengalese. Da lì si sono sviluppati i ricatti, le minacce e le violenze.

Tra l'agosto 2020 e il marzo 2021 la giovane sarebbe stata costretta a compiere diverse prestazioni sessuali in vari luoghi. La ragazza avrebbe cercato, inizialmente, di opporsi scatenando le ire del connazionale che l’aveva minacciata di rovinarle la vita. Nello scorso marzo la denuncia ai carabinieri seguita da altre minacce da parte dei fratelli anche ai genitori della donna. «Ritirate la denuncia o vi ammazziamo». La ragazza sarebbe stata presa a schiaffi e pugni dal bengalese 20enne, per persuaderla a ritirare la querela. «Non hai paura per la tua vita» le aveva detto. A maggio scorso i carabinieri hanno eseguito due misure cautelari nei confronti dei due albanesi, portati in carcere. L'indagine dei militari ha portato a scoprire che il 20enne avrebbe preteso sesso anche con una minorenne, sempre sotto minaccia di diffondere video hard di lei. Nel suo cellulare i carabinieri avrebbero trovato centinaia di foto e video scabrose. Nel processo si sono costituiti parte civile, attraverso gli avvocati Stefano Brugiapaglia e Michele Zuccaro, la ragazza e il ragazzo bengalese ripresi  a fare sesso (la coppietta di fidanzatini). Ieri in aula sono stati sentiti i carabinieri che hanno partecipato all'indagine. Prossima udienza il 23 novembre.

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