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Cronaca

Figlia sottratta al papà, Simone chiede giustizia: una corsa fino al tribunale con il lettino vuoto della sua bambina

«I bambini non sono una proprietà» : il grido d'aiuto di un padre che cerca di riabbracciare la sua piccola. La madre si troverebbe in Italia mentre la bambina vive in Russia con la nonna materna

ANCONA - Sono passati dieci mesi da quel luglio del 2021, quando per l’ultima volta Simone Saia ha visto gli occhi della sua bambina. La mamma della piccola di due anni ed ex compagna di lui una mattina è sparita all’improvviso prendendo un aereo per la Russia e portandosi via la loro bambina. Da quel giorno è iniziato il calvario di un papà che si è visto strappare l’amore più grande della sua vita. Stando al racconto di Simone, la donna oggi, dopo essere entrata e uscita più volte dal Paese, sarebbe rientrata in Italia e si troverebbe nel teramano per lavorare in un night club mentre la bambina è ancora in Russia dove vive con la nonna materna.

Simone ha sporto denuncia tramite i carabinieri per sottrazione internazionale di minore ed è scattata un’indagine della procura di Ancona. «Sono mesi che attendo di sapere qualcosa - spiega - per il momento l’unica cosa che sono riuscito ad ottenere è un alert sul passaporto della mia ex. Sanno quando entra ed esce dall’Italia ma non è stato fatto nulla». Dunque, per sollecitare la magistratura, Simone ha deciso di cimentarsi in una corsa di protesta trasportando il lettino vuoto della bambina. La sua personale «corsa per la giustizia» prenderà il via domani mattina alle prime ore del mattino: «da Marina di Montemarciano - spiega - arriverò fino al tribunale di Ancona. In particolare vorrei far arrivare la mia voce al pubblico ministero che si occupa delle indagini, il dottor Paolo Gubinelli».  Prosegue: «Io chiedo solo di poter riabbracciare mia figlia. Vorrei un accordo per un affido congiunto, in modo che lei possa stare anche con me. Per lanciare un segno di pace alla madre il 19 maggio sono andato fino al paese dove vive in bicicletta. Le volevo portare l’orsacchiotto di nostra figlia. Un gesto distensivo per arrivare ad un accordo. Al mio arrivo, però, ho trovato il titolare del night club dove lavora. Lei non c’era».

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Anche la donna, però, a sua volta ha sporto denuncia nei confronti del papà per stalking. Da qui è nato un secondo fascicolo aperto dalla Procura presso il tribunale per i minorenni delle Marche. «La seconda volta che è venuta in Italia - spiega Simone - cercavo mia figlia per sapere qualcosa e andai in un locale in cui sapevo che lavorava. Lei chiamò la polizia e poi mi denunciò». Simone ha rivisto sua figlia dallo schermo di un telefonino, grazie anche alla benevolenza della nonna che gli ha concesso qualche videochiamata. L’unica vera possibilità per l’uomo di riabbracciare la figlia sembra la via ministeriale. Infatti il legale del papà anconetano, l’avvocatessa Laura Sorgentoni, si è rivolta direttamente al Ministero della Giustizia. Più precisamente al Dipartimento per la giustizia minorile, dove è stata depositata una istanza di restituzione "ai sensi dalla Convenzione de L’Aja del 25 ottobre 1980". 

Intanto, oltre alla battaglia nelle aule di tribunale, Simone fa di tutto per tenere viva l'attenzione e per riabbracciare la bambina. Sui social condivide, post dopo post, ogni attimo di questa triste vicenda. L’ultimo video, quello della pedalata per sua figlia, è stato condiviso più volte dagli utenti e anche le televisioni nazionali si sono interessate al caso: «I bambini non sono una proprietà - scrive su Facebook - il bene per nostra figlia è che possa crescere felice con l’amore di entrambi i genitori».

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