Morto investito da un’autocisterna, il risultato delle analisi: non era ubriaco né drogato
Sono arrivati gli esiti degli esami del sangue su Mustafe Abdi Hamed, 23 anni, deceduto agli Archi di Ancona l’8 agosto scorso
ANCONA - Gli esiti degli esami del sangue hanno rivelato che Mustafe Abdi Hamed non era ubriaco e nemmeno sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando l’8 agosto scorso ha trovato la morte agli Archi. Il 23enne, di nazionalità somala, era stato investito in via Marconi da un’autocisterna che trasportava benzina. L’incidente era avvenuto attorno alle 11, vicino alla fermata del bus che si trova a pochi metri dall’ingresso del parcheggio coperto degli Archi, in prossimità del ponte. Non c’era stato nulla da fare per il giovane rifugiato, fuggito dal suo paese per non morire di fame. In Somalia viveva facendo pulizie negli alberghi ed era scappato da una vita di stenti: «Non c'è lavoro, non ci sono medici, lì morirei di fame» aveva detto alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, da cui era stato sentito il primo agosto scorso. Era senza documenti: «Mi è stato rubato tutto, anche il permesso di soggiorno».
Attendeva di essere regolarizzato. Il conducente della autocisterna, un 54enne di Montemarciano, che lavora per un consorzio con base a Grottamare (Ascoli Piceno), aveva visto poco prima il ragazzo avanzare da una strada laterale vicino alla fermata del bus «ciondolante, con la testa abbassata in avanti, e con qualcosa sulle spalle, forse uno zainetto». Pochi secondi dopo ha sentito un rumore: «Ho guardato dallo specchietto, ho visto uno zaino pensavo me lo avesse tirato e mi sono fermato; sono andato a vedere ma a terra c'era lui». L’autista è indagato per omicidio stradale. Dai filmati di una telecamera acquisiti dalla polizia locale si vedrebbe il somalo camminare dritto ma non si vede il momento dell’investimento. Il fascicolo aperto dal pm Rosario Lioniello va verso la chiusura.