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Cronaca

Indesit: Milani al sindaco di Fabriano, "Non lasciamo l'Italia"

Si è rivolto così il principale amministratore della compagnia Indesit Marco Milani, al sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola. I due si sono incontrati e si sono parlati della situazione della Indesit

MILANI. "Indesit non vuole lasciare l'Italia. E il piano di riorganizzazione è finalizzato a questo obiettivo". E' quanto l'ad e presidente della multinazionale del bianco Marco Milani ha detto oggi al sindaco di Fabriano Giancarlo Sagramola, in un incontro sul piano da 1.425 esuberi nei tre poli italiani annunciato dall'azienda. "'Garantiremo il lavoro' ha detto Milani - così Sagramola - e l'azienda è pronta a riaprire la trattativa con i sindacati e a partecipare ad un tavolo nazionale con il Governo".

SAGRAMOLA. Con l'ad e presidente, che era accompagnato dal direttore del personale e altri dirigenti - ha spiegato Sagramola - non abbiamo affrontato nel merito la questione ammortizzatori sociali. Milani ha fatto riferimento alla dimensione europea e interregionale dell'azienda, e ha sottolineato che non vuole scavalcare le organizzazioni sindacali, in una fase peraltro molto delicata. Io ho chiesto di conoscere le linee guida del piano, che mi verranno consegnate domani, e di riprendere il filo del dialogo con le istituzioni locali". Negli stabilimenti di Melano e Albacina di Fabriano Indesit ipotizza 480 esuberi fra gli operai più una quota di impiegati. Un piano che la comunità locale ritiene inaccettabile. Sagramola si è fatto portavoce "del disagio e della rabbia dei lavoratori. Ho spiegato all'ad, in un confronto molto franco, che Indesit deve riaprire il dialogo con un territorio che all'azienda ha dato tanto e per tanto tempo, e che fra la gente c'é estrema preoccupazione". Il colloquio è durato un'ora e mezzo, ed ha toccato anche la difficilissima situazione dell'indotto elettrodomestico. Sagramola si è presentato all'appuntamento "da solo, in veste istituzionale", e ne è uscito con una valutazione molto prudente: "siamo ancora al tempo delle parole. C'é stata un'apertura, che però va verificata passo dopo passo". Primo passaggio, un'informativa che Sagramola trasmetterà "a tutti i sindaci del territorio, e poi un confronto con i capigruppo consiliari già fissato per giovedì". Sul versante nazionale, il sindaco continuerà il pressing sul presidente del Consiglio e i ministri interessati perché la vertenza Indesit approdi ad un tavolo nazionale.

LANDINI. Non c'e settore che non sia colpito dalla crisi, a rischio di perdere posti di lavoro o chiusure, ma non è accettabile che la situazione di crisi venga usata per ricattare persone, per peggiorare le condizioni di chi lavorà". Ha risposto così ad Ancona Maurizio Landini, segretario Fiom Cgil, a una domanda dei giornalisti sul piano di ristrutturazione annunciato da Indesit, che prevede 1.425 esuberi. "Il punto è che si vuole cancellare la contrattazione di fabbrica per cambiare le condizioni di lavoro senza discutere. Non è accettabile né alla Fincantieri, né alla Indesit, a Piombino, alla Fiat o da altre parti".

TERZONI. "Chi prende i soldi e scappa dovrebbe prima restituire il maltolto, capannoni, progetti, mezzi di produzione". Così la deputata del Movimento 5 Stelle Patrizia Terzoni, fabrianese, sul piano da oltre 1.400 esuberi presentato da Indesit Company. Domani Terzoni interverrà al Question time con il ministro del Lavoro Roberto Giovannini, e chiederà di promuovere "un tavolo di cronfronto con la dirigenza aziendale, i rappresentanti dei lavoratori e le istituzioni, per preservare l'occupazione". "Gli esuberi Indesit - ricorda - riguardano le sedi di Fabriano, Comunanza e Caserta, mentre già nel 2012 era stato chiuso lo stabilimento di None, in Piemonte. Indesit ha preso diversi milioni di euro di finanziamenti pubblici per l'internazionalizzazione, la ricerca e lo sviluppo. E ora ha scelto di andarsene via: la dirigenza ad esempio ha deciso di investire 65 milioni di dollari in Turchia per creare 5 mila posti di lavoro lontano dall'Italia". Secondo la parlamentare di M5S "sarebbe giusto prevedere una sorta di risarcimento per il territorio che viene abbandonato. Se quelli della Indesit vogliono andar via che vadano pure. Ma dovrebbero lasciare capannoni, mezzi di produzione e progetti in loco, perché sono frutto dell'intelligenza e dell'impegno collettivo dei lavoratori. Bisognerebbe introdurre il concetto di danno alla comunità", conclude.

Fonte (Ansa)

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