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Cronaca

Studenti a lezione da Saviano: «Chi boicotta lo ius soli rinuncia a 800mila bambini»

Lo scrittore ha presentato il suo ultimo libro “Bacio Feroce” davanti agli studenti dell’Università Politecnica, ma nel suo intervento ha spaziato anche su eutanasia, aborto e droghe

«Fermare e boicottare questa legge, mi piace chiamarla ius culturae piuttosto che ius soli, ferma intelligenze e costringe il Paese a rinunciare a delle risorse straordinarie, soprattutto bambini. Tutto questo esclude i diritti di poco meno di 800mila bambini». Inizia così la lunga chiacchierata di Roberto Saviano con Aicha Firmino e Khadija Lafsihi davanti a centinaia di studenti che hanno gremito l’aula magna dell’Università Politecnica delle Marche. Le due giovani studentesse vivono in Italia da molti anni, Aicha è nata in Angola e Khadija in Marocco. «Ho voluto far presentare il mio libro non da critici, ma da talenti e intelligenze a cui hanno tolto il diritto di essere ciò che sono, cioè italiani». Rispondendo alle domande delle ragazze, lo scrittore ha presentato il suo ultimo libro “Bacio Feroce”. Ma prima di scendere nello stile di vita dei paranzini napoletani, ragazzi tra i 10 e i 18 anni al soldo della camorra, Saviano ha affrontato il problema dell’integrazione dei minorenni stranieri. Senza diritti, sostiene l’intellettuale napoletano, rischiano di entrare tra le maglie delle organizzazioni criminali: «Intanto sfatiamo una balla, che questa legge c’entra con gli sbarchi. Dicono che “verranno donne incinta sui gommoni a partorire sulla sabbia di Lampedusa e avremo molti bambini italiani”, posto che non sarebbe male visto che l’Italia è il Paese più vecchio dell’intero mondo e sta scomparendo, ma la politica questi temi li affronta molto di lato. Nelle vostre famiglie ci saranno persone che diffidano dello ius culturae, da quelle persone bisogna iniziare a cambiare le balle in realtà. Oggi sono più speranzoso perché è stato approvata la legge sul testamento biologico dopo una battaglia ventennale, ancora c’è fare perché bisogna rendere l’eutanasia legale e credo che dalla parola possiamo cambiare le cose».

Gli interventi si spostano poi sul contenuto dell’ultima fatica di Saviano ma il concetto alla base è sempre uno: dove manca il diritto c’è terreno fertile per il crimine organizzato. Ecco allora la storia dei parnanzini, giovanissimi anche bravi a scuola e figli di coppie con la schiena spaccata dal lavoro. Loro invece a 15 anni sono perfettamente in grado di gestire una piazza di spaccio a costo della vita, fedeli al motto che “se muori vecchio sei centenario, ma sei muori a vent’anni sei leggendario”: «In un mondo dove non c’è lavoro i soldi sono tutto. Alcuni ragazzi a Napoli sono disposti a morire, come i jihadisti, perché la morte è assenza di prospettiva. “Mi prendo quello che voglio, perché tanto non me lo posso conquistare”». I soldi diventano l’unica ragione di vita: «Quando vi rubano un motorino o una macchina, l’obiettivo del ladro è arrivare a 5000 euro, perché 5000 euro reinvestiti nel traffico di cocaina fruttano un 1 milione e mezzo di euro. E’ una vita svoltata, ma non va sempre così perché spesso arriva il clan rivale che ti scanna». E l’integrazione cosa c’entra? Nel momento in cui la mancata integrazione nega i diritti, spiega Saviano, c’è il rischio di entrare nell’oscuro mondo della malavita. «I dati dicono che i ragazzi non stanno accedendo al mondo criminale perché non sono italiani, ma la disoccupazione è enorme e il rischio che questo accada è grande. Laddove non c’è il diritto c’è sempre uno spazio per questi poteri». Saviano puntualizza il concetto allargandolo ad altri esempi come l’aborto: «Posso essere contro la l’aborto, ma se tu vieti quella legge stai sviluppando gli aborti clandestini permettendo alle mafie di guadagnare». Idem, sostiene lo scrittore, per l’eutanasia: «Chi ha un po' di grana va in Svizzera, la lotta per il diritto a non soffrire la fai per chi non se la può permettere». E poi le droghe leggere: «Legalizzare l’erba permetterebbe di legalizzare un mercato enorme e i paranzini non esisterebbero. Il mediatore che vende la droga è sempre l’espressione di un’organizzazione superiore e interrompendo quel rapporto tu metti al riparo il consumatore dal salto verso le droghe più pesanti. Dove manca il diritto- conclude Saviano- paga sempre chi quel diritto non se lo può comprare».

A chiudere l'incontro è stato il rettore dell'Università Politecnica, Sauro Longhi: «L'Università, più di ogni altra istituzione, deve progettare il futuro intravedendone le problematiche, ma deve soprattutto costruire un futuro di condivisione e di pace con attività di ricerca di studio e di confronto in cui la conoscenza si approfondisce e il sapere si arricchisce»

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