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Cronaca

Rifiuti pericolosi, indagati ex vicepresidente Regione ed ex sindaco di Ascoli

Traffico illecito di rifiuti nell’ascolano, ipotesi di profitti illeciti per oltre 4 milioni di euro. Indaga la Dda

Traffico illecito di rifiuti nell’ascolano, ipotesi di profitti illeciti per oltre 4 milioni di euro. Indaga la Dda. Sotto la lente della procura di Ancona sono finiti alcuni politici e pubblici amministratori locali, ma anche appartenenti alle forze dell'ordine. L’indagine, riportata da Il Corriere Adriatico, è stata aperta dal pm Paolo Gubinelli con le accuse a vario titolo di corruzione, associazione a delinquere finalizzata a reati contro l’ambiente, traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale, accesso abusivo alla banca dati della polizia. Secondo le ricostruzioni, la società Geta gestita da Ivan Brandimarte (a cui faceva capo la discarica) e i politici presumibilmente coinvolti, avrebbero permesso lo smaltimento di rifiuti anche pericolosi provenienti dal Nord Italia. Il tutto in cambio di favori di vario genere e in alcuni casi denaro. 

Gli indagati

Ventidue persone fisiche e due imprese hanno già ricevuto l’avviso di chiusura indagine tra cui l'ex consigliere regionale Pd ed ex vicepresidente della Regione Anna Casini, Ivan Brandimarte (Amministratore Geta fino al 2018), l’ex vicepresidente del consiglio regionale Pietro Celani, l’ex presidente della provincia di Ascoli Sergio Fabiani, il sindaco di Roccafluvione Francesco Leoni, un agente della polizia giudiziaria, un agente della Questura di Ascoli e un carabiniere. 

Le accuse 

Secondo le indagini, i titolari della RGL, società con sede in provincia di Parma, avrebbero procacciato clienti per la discarica ascolana, dove sarebbero arrivate migliaia di tonnellate di rifiuti speciali dal nord Italia. Nei sette anni presi in esame dal pm Paolo Gubinelli (tra il 2013 e il 2020), il traffico illecito avrebbe generato profitti per oltre 4 milioni e 300mila euro. La Geta, avrebbe gestito il giro di rifiuti anche pericolosi violando le prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale. In alcuni casi, dicono gli investigatori, senza esaminare la radioattività del carico. I 22 indagati hanno venti giorni per chiedere al pm di essere ascoltati o depositare memorie difensive. 
 

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