Palloncini e sorrisi per il ritorno in classe, il papà-insegnante: «Ma la Dad ce la porteremo dietro»
Una mattinata nella scuola dell'infanzia, tra bambini che non vedevano l'ora di rivedere i compagni e genitori rasserenati da un (quasi) ritorno alla normalità
Palloncini colorati appesi alle inferriate e tanti sorrisi: quelli degli operatori scolastici, delle maestre e soprattutto dei compagni. Anche per i piccoli della scuola dell’infanzia “Acquario” di Pietralacroce oggi è ricominciata la routine persa ormai un mese fa. Il problema più sentito che ci si lascia alle spalle è anche il più comune tra i genitori dell’”Acquario” e dell'annesso nido "Babylandia": lo smart working da dividere con la gestione di un figlio piccolo che scorrazza in casa e uno più grande da seguire in Dad.
«Per loro è vita»
I bambini, come da inizio anno, entrano in ingressi separati in base alla sezione di appartenenza. La routine è la stessa del pre-zona rossa: mamma o papà salutano il bimbo sull'uscio, senza mettere un piede dentro la struttura. Un abbraccio e al resto ci pensano operatori e maestre. «Finalmente, eh?», «Sì, non vedevo l’ora» è solo uno dei botta e risposta tra genitori. «Siamo tranquillissimi, volevamo vederli tornare, anche perché abbiamo sempre reputato la scuola un luogo sicuro- racconta papà Marco mentre accompagna la piccola Beatrice- tutti i protocolli erano rispettati. Per i bimbi questa è la normalità, mentre per noi è tornare a una routine lavorativa diversa dall’avere i piccoli in casa. C'era la Dad della grande, che va in seconda elementare, ed è stata un’esperienza bella tosta. Beatrice ha vissuto bene la zona rossa, è stata in casa e ha avuto sempre me o mia moglie accanto, ma chiedeva spesso “dove sono i bimbi”? Sentiva la mancanza».
«Questa scuola da settembre non aveva mai perso un giorno e quando hanno chiuso con una settimana di anticipo rispetto ad altre regioni siamo rimasti un po’ sorpresi- racconta Ambra, mamma di Enea- abbiamo accettato quello che stava succedendo, sperando che riaprissero il prima possibile. Io lavoravo da casa, per fortuna le mamme si “immolano”- dice sorridendo- per fortuna da me sono stati molto flessibili».
«Io lavoravo, l’altra bimba era in Dad e per loro è stata dura- spiega Francesco mentre accompagna la piccola Giulia- per loro questa è routine, scadenza, insomma è vita. Va bene anche per noi, io ad esempio dovevo fare dei corsi online per il lavoro e a Giulia, poverina, dovevo dire sempre “qui non puoi stare”. Cosa ti inventavi? Il meno possibile la mettevi davanti ai cartoni animati».
Insegnante e papà
Stamira riprende il primo anno di materna. Suo papà Gianmarco è un’insegnante dell’ITIS e parla sia da prof che da padre: «Accompagno lei, poi devo andare a scuola dove devo tenere la mia lezione- spiega- sono convinto che non si possa prescindere dalle lezioni in presenza, ma la Dad credo che ormai farà parte del “pacchetto” e la pandemia penso che l’abbia solo introdotta. Ce la porteremo dietro, forse non tanto per l’attività didattica quanto per i colloqui con i genitori o i consigli di classe. No, non credo che scomparirà. A livello didattico invece è sicuramente limitante. Io insegno una materia tecnica e ho avuto la possibilità di insegnare tramite un simulatore, quello che cambia è il livello di attenzione, perché a 15, 16 o 17 anni quel tipo di concentrazione non la mantieni». Da insegnante a papà: «Stamira ha sentito la mancanza dei compagni, oggi siamo arrivati prestissimo rispetto al nostro standard perché lei voleva decisamente tornare- racconta Gianmarco- ci sono stati alcuni momenti via computer con le maestre e li ha apprezzati molto, rivedere tutti le ha fatto piacere».