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Cronaca Jesi

Jesi, ricatto omosessuale: «Paga o diffondiamo un tuo video»

La vittima é un commerciante di Jesi che non aveva mai detto a nessuno delle sue tendenze sessuali, come neppure di alcuni rapporti clandestini intrattenuti con alcuni uomini. Rapporti trovati grazie ad una persona pagata apposta per organizzare incontri

«E’ arrivato in negozio un signore, mentre mi faceva vedere la foto di due uomini impegnati in un rapporto sessuale, mi parlò con un accento dell’Est Europa: ecco quello che fai, abbiamo un video e mi devi dare 5mila euro se no lo faccio vedere a tutti». E’ questa la testimonianza rilasciata oggi (29 aprile) da un commerciante di Jesi in sede di tribunale. Rispondendo alle domande del pm Rosario Lioniello, ha parlato di quel giorno dell’agosto 2010, quando il presunto estorsione avrebbe fatto riferimento ad un rapporto orale avuto con un uomo. Il sesso con quel giovane c'era stato davvero e in quell'occasione era anche stato girato un video col telefonino.

Fu lì che lo jesino realizzò di essere diventato vittima di un ricatto. In trappola di chi si era dimostrato pronto a rivelare il suo segreto. E pagò: 5 mila euro. Li pagò in 4 rate. Poi gliene chiesero altri 10mila. Troppi. Nel gennaio 2011 staccò un assegno per disperazione, non ce la faceva più  e così, esasperato, si rivolse alle forze dell’ordine. Furono le indagini della polizia a portare sotto processo 5 persone (3 uomini e due donne). Uno ha già patteggiato. Prosegue invece il processo a carico degli altri 4, accusati a vario titolo di estorsione, rapina e sfruttamento della prostituzione

Sì, anche sfruttamento della prostituzione perché l’inconfessabile segreto della vittima non era solo quello di essere omosessuale, ma anche di aver pagato per incontrare altri uomini, resisi disponibili ad uscire con lui e, magari anche ad andare oltre. L’intermediario era uno che si faceva chiamare Giovanni (era un alias), anche lui imputato perché accusato di essere quello che gli rimediava i ragazzi da trasformare in gigolò per omosessuali. Anche per il commerciante, per cui ogni volta era una spesa sempre più grande, sempre più pressante. Infatti quando lo jesino si è sentito protagonista di un gioco pericoloso, ha cercato di tirarsene fuori. «Giovanni diventò assillante, diceva che glielo dovevo - prosegue a raccontare la vittima dal banco dei testimoni - Il 12 feb 2011 iniziò a fare riferimento al fatto che io non volevo raccontare le mie tendenza sessuali perché i miei genitori non lo sapevano e poi perchè avevo un fidanzato». Pressioni, minacce, appostamenti davanti al negozio. Fino al ricatto del video da parte prima di uno sconosciuto dell’Est e poi da parte di due donne.

Alla fine dell’udienza il collegio, presieduto da giudice Francesca Grassi, ha rinviato al 16 febbraio. Nell’udienza dell’ottobre scorso testimoniò un 19enne che si prostituì con la vittima dell’estorsione, proprio tramite Giovanni: «Mi proposero di fare sesso orale per soldi. Mi davano appuntamento fuori di casa del cliente che poi pagava anche 500 euro per una prestazione sessuale. E una parte di quei soldi, circa 100 euro, spettavano a me».

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