Allevatori assediati da cinghiali e lupi, protesta sotto la Regione
Coldiretti sul piede di guerra per i mancati rimborsi, fermi dal 2013, per i danni a colture e allevamenti da parte della fauna selvatica. De Sante: «Il 18 luglio, presidio sotto la Regione»
Duemila allevatori e agricoltori in protesta sotto la Regione contro i rimborsi, per i danni causati da lupi e cinghiali, bloccati dal 2013. Bloccati e spesso impraticabili. La Regione ha infatti definito lo scorso anno tutta una serie di prescrizioni sulle razze canine impiegate per la custodia delle greggi, il loro numero e la loro età, l'altezza dei recinti, che rendono accidentato il percorso di indennizzo. Come se non bastasse, il tutto è retroattivo fino al 2009. Esempio: se un branco di lupi ha sbranato il gregge nel 2010 – quando la normativa non c'era – e l'allevatore all'epoca non era in regola con la normativa attuale, la pratica viene rifiutata. Senza contare che lo stesso imprenditore ha già pagato (subito) 30 euro a capo per lo smaltimento del bestiame ucciso, considerato un rifiuto speciale. «Hai superato un tetto massimo di risarcimenti perché negli ultimi tre anni hai subito danni gravi? Non ti pago e, anzi, ti chiedo indietro i soldi avuti. Il cane pastore è troppo giovane o troppo vecchio, oppure è di razza belga piuttosto che maremmana? Non ti pago» citano tra gli esempi da Coldiretti. Provvedimenti per i quali alcuni allevatori si sono rivolti, vincendo, al Tar.
Una situazione insostenibile per la quale Coldiretti, insieme a Legambiente, aveva presentato una proposta di legge. Lo scorso anno. «Ma non è stata presa in considerazione – sbotta Tommaso Di Sante, presidente Coldiretti Marche – siamo in un far west e le imprese rischiano di chiudere. Come si fa ad andare avanti? La situazione è grave come grave è l'atteggiamento della Regione. Il prossimo 18 luglio saremo sotto la sede regionale con 2000 imprenditori per denunciare i mancati controlli e le mancate risposte». Alla protesta partecipa anche l'Adusbef, l'associazione dei consumatori, anche perché, sempre la Regione, ha «cancellato i fondi per risarcire gli automobilisti vittime di incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, che rimangono così senza tutele. Una provocazione gravissima e inaccettabile» si legge in una nota. Nel 2015 il valore delle cause che riguardano gli incidenti stradali provocati da cinghiali o caprioli ammontava a 624mila euro. Nei primi 7 mesi del 2016 si è arrivati a 765mila. Coldiretti stima l'1,5 milioni di euro per la fine dell'anno. Altro fenomeno da contrastare secondo gli allevatori è il giro nero della carne di cinghiale. La richiesta è di vietare la vendita della fauna selvatica abbattuta fatta eccezione per eventi particolari (ad esempio, le sagre) per evitare il proliferare della commercializzazione di carne priva di qualsiasi garanzia di carattere sanitario. Coldiretti stima circa 10mila cacciatori a fronte di 25/26mila doppiette in tutte le Marche.