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Cronaca Montemarciano

Montemarciano: sfruttavano squillo e trans, due arresti e tre denunce

Fra i clienti coppie sposate che chiedevano sesso a quattro con i trans, ma anche facoltosi professionisti, della provincia ma non solo. L'amore fra una squillo e un cliente ha posto fine allo sfruttamento

È stato l’amore a porre fine, sabato scorso, al torbido giro di sfruttamento della prostituzione che ha portato all’arresto di una coppia di cittadine brasiliane e alla denuncia di altre sei persone, tre italiani e tre brasiliani. L’amore di una prostituta costretta a vendersi, ma che si è innamorata di un cliente e aveva deciso di farla finita con quella vita.
La sua testimonianza, unita ad otto mesi di indagini della Polizia di Ancona e alla preziosa collaborazione di alcuni clienti ha portato allo smantellamento di un’organizzazione che in tre appartamenti di Marina di Montemarciano, in zona Eden Park, sfruttava cinque donne e cinque transessuali, tutti brasiliani, costringendoli a prostituirsi e lasciando loro solo il 10% del ricavo dell’attività, trattenendo il grosso dei guadagni come “risarcimento” per il volo che li aveva portati in Italia e il mantenimento.

Prestazioni costose, dai 100 ai 500 euro, a seconda di quello che chiedevano i clienti: in diversi casi si trattava di coppie sposate che, nell’80% della casistica esaminata dalla Polizia, chiedevano di fare sesso a quattro con i transessuali. Molti anche gli uomini sposati, che preferivano usufruire delle prestazioni durante il giorno per non destare sospetti in famiglia. Persone facoltose, professionisti, imprenditori, della provincia di Ancona ma anche di Rimini, Bologna e Perugia.

I clienti arrivavano a conoscenza del “servizio” grazie a una serie di annunci pubblicati sul web e sui giornali, che sotto l’allusiva promessa di “massaggi rilassanti” o più sfacciatamente di incontri piccanti lasciavano intendere molto chiaramente quale fosse il servizio in realtà offerto. Alcuni di loro erano talmente soddisfatti delle prestazioni, scrive il Messaggero, che dopo aver pagato una tariffa di 300 euro lasciavano mance di 200 euro.

All’apice della piramide dello sfruttamento le due brasiliane, A. M. Q., di 43 anni, e H. F., di 30 anni, accusate di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: facevano arrivare le ragazze o i transessuali direttamente dal Brasile, informandoli sull’attività che avrebbero dovuto svolgere in Italia ma illudendoli che sarebbe stata una cosa temporanea, trasformandola invece in una prigionia e in una situazione di sfruttamento. Implicate anche altre sei persone, tre anconetani e tre brasiliani, che di occupavano degli spostamenti dei trans e delle squillo.

Per avere un’idea del giro di affari basti pensare che ogni persona sfruttata (dieci in tutto) circa 4-5 clienti al giorno, per le cifre di cui si è detto, sette giorni su sette. Per fortuna un amore sbocciato in una situazione così difficile ha posto fine allo sfruttamento.

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