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Cronaca Le Grazie / Via delle Grazie

L'impresa della prostituzione cinese ad Ancona, la perizia svela il ruolo della contabile

Gli accertamenti unici e irripetibili, effettuati sui cellulari della donna arrestata nell'ambito dell'inchiesta antiprostituzione della Polizia Municipale, rivelano un ruolo da contabile

Con 4 telefoni cellulari, decine di contatti e innumerevoli conversazioni chat, era lei, la 44enne cinese arrestata nell’aprile scorso, a gestire in prima persona la contabilità del racket della prostituzione cinese ad Ancona. A partire dal centro benessere chiuso nel dicembre 2017, passando per le case del sesso del triangolo Piano, Torrette e Pinocchio, arrivando fino agli appartamenti di via delle Grazie, dove gli inquirenti avevano trovato 4 prostitute. Le ultime di una serie di donne vittime, schiave del mercato del sesso dorico nel quale la criminalità cinese aveva da tempo investito risorse finanziarie tra immobili e attività di marketing. Il ruolo della cinese, come unica contabile della prostituzione anconetana, emergerebbe dagli accertamenti unici e irripetibili sui cellulari sequestrati nell’ambito dell’inchiesta condotta dagli agenti della sezione giudiziaria della Polizia Municipale, guidati dal maggiore Marco Ivano Caglioti e coordinati dal pm titolare dell’indagine Rosario Lioniello

La perizia, effettuata dall’analista forense e consulente della Procura Luca Russo (foto in basso), è la conclusione di un’analisi lunga e difficoltosa sui 4 telefoni in cui erano presenti fiumi di conversazioni in lingua cinese, come in cinese erano anche le stesse impostazioni dei supporti informatici. Motivo per il quale ci sono voluti mesi di lavoro al fianco di un interprete per scovare i segreti della rete di contatti della donna. Emergerebbe così un vero e proprio impiego da manager aziendale da parte della 44enne, che non avrebbe mai avuto a che fare con i clienti delle prostitute. A quello ci pensavano direttamente le ragazze che poi, quotidianamente, effettuavano un resoconto alla loro “responsabile”. Quanti clienti, quali prestazioni, il denaro ottenuto. Informazioni necessarie per poi ricevere chiare istruzioni sulle somme di denaro da rendere indietro tramite bonifici su conti postali e bancari. Tutto con chat ed sms rapidi, in cui non ci si fermava certo a parlare di sesso e prostituzione. Anzi nei messaggi ricorrevano spesso una serie di scambi di numeri e cifre, come in un codice predisposto e da interpretare. Ma a chi andava quel denaro? Non direttamente alla donna, che sarebbe un mero anello di congiunzione tra le case del sesso e il centro di una ragnatela criminale su cui gli investigatori della Municipale stanno cercando di fare luce. 

Conti correnti e denaro da prelevare e reinvestire, ad esempio con la pubblicità e il marketing. Anche di questo si doveva occupare la contabile cinese, comprando spazi sui giornali, sulle riviste dedicate agli annunci e sui siti internet. Un lavoro costante e in continua evoluzione, anche perché, mentre la 44enne si occupava di far tornare i conti, nei bordelli clandestini di Ancona la catena di montaggio del sesso non si fermava mai. Si lavorava sempre, con appartamenti arredati in modo diverso e con un continuo turnover di prostitute, in arrivo da chissà dove, con lo scopo di rispondere ad una clientela sempre più esigente e variegata. 

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