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Cronaca Passetto / Via Filippo Corridoni

L’incidente e l’attesa infinita al Pronto Soccorso, la nuova odissea di una bambina

La lunga e sterile attesa ha dato vita allo sfogo della mamma, che racconta anche di una diagnosi sbagliata in precedenza: «Possibile che la situazione sia questa?»

Una bambina di 3 anni scorrazzava nel corridoio di un supermercato quando è caduta, ha battuto il viso sulla ruota del carrello e il suo naso ha iniziato a gonfiarsi e a sanguinare. Mancava qualche minuto alle 19, mamma e figlia sono tornate a casa alle 23 senza che nessun medico avesse controllato la ferita. In quell’arco di tempo, racconta mamma Alice, ci sono state quasi quattro ore di inutile attesa al Pronto Soccorso del Salesi: «Alla fine ho deciso di portare mia figlia a casa, prendere un giorno di ferie il giorno successivo e portarla dal pediatra».

«Il femore è malato, anzi no»

La pazienza della donna è arrivata al limite dopo quanto accaduto lo scorso anno per un caso riguardante la stessa bambina: «Mi fecero aspettare 8 ore per avere la risposta di una radiografia, perché mancava il tecnico che doveva firmarla. Il problema è che durante i raggi mi fecero tenere la bambina in braccio, le sue gambe erano quindi piegate e guardando i risultati mi dissero che aveva una malattia al femore. Ci spedirono dall’ortopedico, sempre del Salesi, e fu lui a dirmi che in realtà la bambina stava benissimo». 

L’attesa infinita

L’ultima disavventura è capitata un paio di settimane fa: «Dopo l’incidente al supermercato siamo andati al Salesi con il sospetto che il naso di mia figlia fosse rotto, ci hanno dato il codice verde e ci hanno spiegato che davanti a noi c’erano 25 persone in fila dalle 14 di pomeriggio. La maggior parte dei bambini aveva febbre e mal di pancia, cose per le quali c’è il pediatra e in quel momento c'era solo un medico di guardia. A mia figlia avevano fatto solo il test della saturazione per vedere se respirava bene. Alle 20,30 ho chiesto agli infermieri quanto dovessimo ancora aspettare, ci hanno risposto che in fila erano rimaste solo due persone. Alle 23 eravamo ancora lì e ci hanno spiegato che erano arrivate delle urgenze e che avrei dovuto esporre le mie lamentele al direttore sanitario, siamo andati via». Lo sfogo della donna è concentrato in alcune domande: «Possibile che in 5 ore nessuno sia uscito a chiedere se avevamo bisogno di qualcosa? Possibile che ci sia solo un medico di guardia? E l’anno scorso? Possibile che non ci fosse neppure un infermiere che potesse tenere mia figlia in braccio durante i raggi? Ho dovuto farlo io, ma potevo anche essere incinta e non saperlo».  

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