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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Droga, furti e rapine, ecco i reati dei giovanissimi: ma non chiamatele "baby gang"

Il Procuratore Capo del Tribunale del Minori, Giovanna Lebboroni ha illustrato i dati della delinquenza minorile nel Distretto. I numeri, tendenzialmente in calo, sono costanti con il lockdown

Enfant terrible sì, ma non baby gang. Questa mattina il Procuratore Capo del Tribunale del Minori, Giovanna Lebboroni, ha fatto chiarezza sul fenomeno che negli ultimi tempi ha monopolizzato la cronaca cittadina, con gruppi di giovanissimi che, nelle vie del centro di Ancona, si sono resi protagonisti di fatti di violenza e devastazione senza precedenti. 

La Numero uno della procura minorile ha illustrato con dati e numeri le tendenze dei reati commessi da minorenni nel Distretto dal 2016 al 2020. «Nel territorio marchigiano - ha detto Lebboroni - si può osservare il fenomeno di ragazzini che spadroneggiano e che, in modo estemporaneo e non organizzato, commettono reati simili per due o tre volte. Cosa diversa è parlare di baby gang o bande giovanili che invece fanno riferimento a gruppi di minori responsabili di reati, riconducibili alla fenomenologia associativa (criminalità organizzata) di cui all’articolo 416-bis del codice penale». 

tendenze-2I reati complessivi trattati tra il 2017 e il 2018 sono stati 427, l'anno successivo 351 e 324 nell'anno 2019-2020. In generale, dunque, la tendenza sarebbe in diminuzione ma, se si considera il periodo del lockdown, si può leggere di un'attitudine costante. Tra i reati più frequenti commessi dai minorenni ci sono quelli legati agli stupefacenti e i furti, entrambi comunque in diminuzione. Vengono poi i furti in abitazione, rapine ed estorsioni. In controtendenza lo stalking che fino al 2019 ha visto un netto calo di denunciati (passando da 17 a 11), per poi attestarsi su 27 denunce nel periodo compreso tra il 2019-2020. Diversi poi i fascicoli aperti per reati legati a pedopornografia e delitti contro la libertà sessuale contro noti e ignoti. 

Giovani a rischio 

«Questi episodi devono farci riflettere - dice il Procuratore capo -. Il sistema più importante di apprendimento per i minorenni, infatti, è quello per imitazione. Il minorenne spesso apprende dall'adulto e dal contesto in cui vive. Dunque, se il minore vede in casa o in televisione certi comportamenti violenti, è più facile che commetta gli stessi atti». Il giudice, poi, nei confronti dei minori che commettono reati, può decidere anche per la messa alla prova, un procedimento premiale che spesso viene scelto per riportare il ragazzo sulla buona strada con un programma serrato e ricco di volontariato, servizi sociali e lavori socialmente utili. Ma non sempre tutto procede per il verso giusto: «Un quarto dei procedimenti di messa alla prova - specifica la Lebboroni - non va a buon fine e l'esito positivo viene sempre valutato con rigore». 

La riforma dei tribunali per i minorenni 

Il Numero uno della Procura minorile spiega la sua posizione in merito al disegno di legge: «La magistratura minorile ha accolto con plauso questa riforma che ancora non è legge. In particolare si tratteggia l'istituzione di un tribunale che non sarà più solo per i minorenni ma "per le persone, per i minorenni e per le famiglie". Avevamo finora una serie di competenze parcellizzate e, creando questo tribunale, c'è un intervento continuo senza il rischio di ritardi o contrasti. Ci piacerebbe che, se verrà approvata la riforma, ci sia contestualmente un consistente aumento dell'organico per riuscire a dare una tutela completa. Senza l'ampliamento dell'organico e, aumentado le competenze, si rischia di andare in sofferenza». 


 

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