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Cronaca Senigallia

Accusato di schiavizzare le fidanzate, «Che razza di amore è?»: il pm chiede la condanna

In una requisitoria profonda e articolata, il pm titolare dell’inchiesta Paolo Gubinelli ha ripercorso l'inchiesta, sottolineando come nella nostra società esista una zona grigia fatta di sudditanza

L'aggiornamento: la sentenza del tribunale

«Ma vi pare normale che lui, dopo il tentativo di suicidio della propria fidanzata, all’ospedale, affronta il padre di lei dicendogli che avrebbe pensato lui a tutto e, mi scuserà la Corte per la volgarità, di fronte a richieste di spiegazione risponde: “Mi stono stufato di sco….. quelle dell’Est Europa e ho deciso di trovarmi una ragazza da plasmare come voglio io”?». Ma vi pare normale che quando lei si traferisce, lui le chiede di portar via ogni foto, i giochi, anche quelli vecchi e rotti, per eliminare ogni legame con il mondo antecedente, come se lei venisse da Marte, come a creare un vuoto tra la sua vita e il nuovo mondo rappresentato da lui? Ma che razza di amore è questo?». E’ la domanda a cui cerca una risposta il pm anconetano Paolo Gubinelli (foto in basso) che oggi, al termine di una requisitoria di oltre 3 ore, ha chiesto la condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione per A.P. il 32enne senigalliese accusato di riduzione in schiavitù, violenza sessuale aggravata, lesioni e induzione al suicidio nei confronti di 2 minorenni. Una di queste, raggiunta la maggiore età, lo ha sposato ed è sempre rimasta al suo fianco sostenendo anzi di essere stata vittima non del fidanzato bensì della sua famiglia e che tutte le accuse mosse a P. fossero frutto di una campagna di odio. Attraverso l’avvocato Domenico Liso, si è invece costituita parte civile un’altra ragazza che aveva conosciuto P. quando aveva 16 anni (lui ne aveva 26). Dalla parte di chi si è sentito “offeso” anche i genitori dell’attuale moglie, costituitisi parte civile tramite l’avvocato Roberto Paradisi, che ha commentato così la richiesta di condanna: «Premesso che abbiamo assistito ad una requisitoria di altissimo livello, destinata a fare letteratura, prendiamo atto del fatto che è stata richiesta una pena minima, che rispettiamo ma non condividiamo». Sicuramente non la condividono neppure gli avvocati Massimiliano Cornacchia e Gilberto Gianni, difensori di P. il quale, alle televisioni, si è sempre limitato a dire che avrebbe dimostrato la sua innocenza nelle sedi processsuali. 

La requisitoria tra giurisprudenza e sociologia

In una requisitoria profonda e articolata, il pm titolare dell’inchiesta Paolo Gubinelli ha sottolineato come nella nostra società esistano «rapporti sentimentali di grave sudditanza, che possono restare in quella zona grigia fatta di umiliazioni, privazioni e violenze autoinferte nel nome di un amore che tale non è». E allora, seppur storicamente dichiarato incostituzionale il reato di plagio, la Procura di Ancona, in questo processo sembra intraprendere una battaglia perché si crei un precedente volto a dare una risposta a tutti quei casi in cui le donne sono vittime di uomini che agiscono plagiando, manipolando, inducendo a comportamenti di sottomisione. Cita il codice la pubblica accusa, che punisce "chiunque riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa (...) costringendola (...) al compimento di attività illecite". «Attività illecita, non reati, dunque anche violazioni del codice civile come l'articolo 5 che punisce chi si autoinfliegge lesioni che "cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica". Non è forse quello che hanno fatto le vittime dell'imputato mentre covavano sofferenza e ansia?». Azioni che, seppur prive di violenza da parte dell'uomo sulla donna, mai potranno rientrare nella categoria della benevola persuasione per la Procura dorica. Dunque per il riconoscimento di quelle donne che si annullano in un rapporto impari, in cui all'uomo basta imporre il suo carisma autoritario per portarle a fare tutto ciò sia funzionale a lui e all’accrescimento della propria figura dominante. Gubinelli intraprende un percorso che vuole essere innovativo. Lo ha fatto citando Aldo Braibanti, l’unico uomo condannato per plagio nella storia d’Italia. Lo ha fatto descrivendo il ritratto del plagiatore dipinto dalla psicoterapeuta Silvia Croci. E citando la “Paura Liquida” di Zygmund Bauman, uno dei più grandi filosofi del ‘900, per cui la modernità ci proietta in una società in cui “le reti di legami umani, un tempo radure ben protette e isolate nella giungla [...], si trasformano in zone di frontiera in cui occorre ingaggiare interminabili scontri quotidiani per il riconoscimento. [...] Complessivamente i rapporti cessano di essere àmbiti di certezza, tranquillità e benessere spirituale, per diventare una fonte prolifica di ansie”. Parole che il pm ha proiettato sul muro dell’aula al 5° piano del tribunale di Ancona perché sia chiaro a tutti i componenti della Corte d’Assise come esista un fondamento scientifico e sociologico, oltre che giuridico, alla tesi che vede le donne vittime di una violenza prettamente psicologica ed emotiva.

La testimonianza nella tesi di laurea

Infine l’accusa ha letto le parole riportate nella tesi di laurea di un’altra presunta vittima la quale, come in una sorta di monito ai posteri, racconta che “per tutto il periodo adolescenziale ho avuto un rapporto molto difficile con il mio corpo, iniziato con dei forti problemi alimentari, proseguito con un enorme senso di vuoto e impotenza determinato da varie violenze fisiche e sessuali perpetuatemi da un individuo che mi aveva allontanata da casa e mi teneva legata a sé a suon di percosse e minacce, esperienza conclusasi con il mio tentato suicidio”. «Questo non vuole essere un processo di retroguardia - ha concluso Gubinelli - Ma che richiami ad una decisione innovativa di fronte ad una condotta che sarà sempre più diffusa in ambito settario e interpersonale e che vede le vittime intrappolate in una rete di finte tutele che, a lungo andare, portano a conseguenze devastanti». Se sarà così lo deciderà alla fine del processo la Corte d’Assise, che dovrà pronunciarsi sul processo a carico di P. in una serie di udienze già fissate da oggi fino al giorno della sentenza di primo grado: 6 dicembre prossimo. 

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