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Cronaca

Via Torresi: puntò un coltello contro donna incinta, a processo per rapina

E' finita a processo per aver puntato un coltellaccio da cucina proprio alla pancia di una commerciante di via Torresi. Ieri si è tenuta la seconda udienza in cui ha testimoniato proprio la vittima della rapina

Sono incinta non farmi del male, ti do quello che vuoi”. Così una commerciante di via Torresi supplicò la sua aguzzina quando quest'ultima entrò nel suo negozio, la prese per il collo e, da dietro, le puntò il coltello alla pancia chiedendo i soldi della cassa. Il fatto, risalente al 18 febbraio del 2011, è stato ripercorso ieri nella seconda udienza del processo che vede come imputata una donna di 37 anni di Ancona, accusata di rapina aggravata. Sul banco dei testimoni, di fronte al collegio presieduto dal giudice Francesca Grassi, si è presentata prima la vittima, poi due suoi amici che, al momento dei fatti, erano presenti nel negozio.

Secondo la testimonianza della commerciante anconetana, rappresentata in sede processuale dall'avvocato Alessandra Tatò, quella sera lei era intenta a chiudere il suo locale. Mentre stava pulendo è entrata una donna che, in un attimo, le ha stretto il collo da dietro, puntandole un coltellaccio alla pancia. Attimi di terrore, soprattutto per il bambino che, sei mesi più tardi, sarebbe nato. Poche parole: “Dammi i soldi della cassa”. A consegnarli quei 3.400 euro furono proprio due amici della vittima, che in quel momento erano intenti a dare una mano alla commerciante proprio per il suo stato di gravidanza. Appena presi i soldi, la presunta rapinatrice si sarebbe data alla fuga, dileguandosi nelle strade buie di via Gigli. Impossibile riconoscere l'autore del reato che era vestita completamente di nero, cappuccio in testa e sciarpa che lasciava intravedere solo gli occhi.

Dunque quali sarebbero le prove che hanno portato gli inquirenti ad arrivare all'imputata? Un particolare che proprio ieri sarebbe emerso dalle tre testimonianze. Sia la commerciante che i suoi due amici avrebbero subito denunciato alla Polizia che la rapinatrice aveva dei pantaloni di una tuta nera, con delle macchie di vernice. Non solo, il coltello aveva un nastro adesivo a cavallo tra la lama e il manico. Le stesse caratteristiche degli indumenti e dell'arma che poi gli uomini della squadra mobile hanno trovato proprio a casa della donna oggi difesa a processo dall'avvocato Silvia Paoletti.

Dopo le testimonianze dell'accusa, rappresentata dal pm Giovanna Lebboroni, il processo è stato rinviato al prossimo due ottobre 2014, quando sarà ascoltato un altro teste chiave. 

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