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Cronaca

A processo per rapina, ma quel giorno uno era in carcere e l'altro a Messina: assolti

Il colpo risale alla fine di agosto 2015, quando due banditi, uno travisato da bandana e cappellino, l’altro da parrucca e occhiali da sole, entrarono nella banca anconetana portando via oltre 60mila euro

Sono stati accusati di essere entrati in una banca di Senigallia e aver compiuto una rapina a mano armata portando via oltre 60mila euro. Peccato che oggi, dopo anni di indagini di polizia, udienze preliminari, fino all’apertura di un processo pubblico ordinario, questi due uomini siano stati riconosciuti innocenti e non per un motivo qualsiasi, bensì perché loro, quel giorno di agosto del 2015 in cui si consumò il reato, a Senigallia non potevano esserci: uno era a Messina e l’altro addirittura in un carcere siciliano. 

Il colpo risale alla fine di agosto 2015, quando due banditi, uno travisato da bandana e cappellino, l’altro da parrucca e occhiali da sole, entrarono nella banca anconetana portando via oltre 60mila euro. Sul fatto iniziarono ad indagare i poliziotti del commissariato senigalliese, i quali alla fine hanno identificato i due imputati: 2 catanesi oggi di 54 e 59 anni. La Procura di Ancona li indagò formalmente nel 2017, anche perché il personale dell’istituto di credito, come riportato nelle varie denunce, avevano riconosciuto i due sospetti. Davanti alle foto segnaletiche, le vittime della rapina avevano riconosciuto “senza ombra di dubbio” i 2 catanesi come responsabili del colpo alla banca. Non solo, i due erano stati filmati nei presi della banca nel periodo della rapina e uno dei due, anni dopo, era stato arrestato in flagranza di reato per altre rapine nell’anconetano. 

Accuse però da sempre respinte dai due avvocati difensori Jacopo Saccomani e Stefano Mengucci, convinti che la Procura avesse preso un granchio, sostenendo che i due non potessero essere lì presenti. Fatto sta che prima la Procura di Ancona ne ha chiesto il rinvio a giudizio e poi, nel dicembre 2019, in fase preliminare, il Gup ne ha disposto il processo, che si è aperto lo scorso 15 ottobre, quando i legali anconetani hanno chiesto al collegio il proscioglimento predibattimentale, sostenendo che sarebbe stato inutile aprire il dibattimento. Saccomani ha prodotto i documenti che provavano come il 59enne, il giorno della rapina, fosse recluso nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, mentre Mengucci ha provato che il catanese più giovane fosse a Messina con l’obbligo di firma. La polizia siciliana ha confermato la presenza dell’imputato in Questura alle 18 del giorno della rapina. La rapina era terminata alle 16. Sarebbe mai potuto arrivare sull’isola dalle Marche in 2 ore? No. Infatti oggi la pubblica accusa ha chiesto l’assoluzione per entrambi. Accolta dal collegio di giudici per non aver commesso il fatto. 30 giorni per le motivazioni. 

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