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Cronaca Senigallia

Accuse di plagio, i legali dell'uomo: «Assoluzioni con formula piena, quei fatti mai accaduti»

Così in una nota gli avvocati Massimiliano Comacchia e Gilberto Gianni, legali dell'imputato

«Noi sottoscritti avvocati, in nome e per conto del nostro Assistito, A.P, relativamente alla Sentenza pronunciata nei suoi confronti, in data 20 dicembre 2018, dalla Corte di Assise di Ancona, siamo ad esporre quanto segue». Inizia così la nota degli avvocati Massimiliano Comacchia e Gilberto Gianni, legali del 32enne di Senigallia condannato in primo grado ad 8 anni e 6 mesi di reclusione per gli abusi sessuali ai danni dell'ex compagna. 

«Ritenendo che sia di indiscusso interesse fornire un'informazione giornalistica completa e - continuano i suoi avvocati - dobbiamo in primo luogo evidenziare come il nostro assistito sia stato prosciolto da 11 dei 12 reati, concernenti tre diverse ragazze, che lo vedono imputato. Più nello specifico, giova rimarcare come l'assoluzione in favore di A.P. sia stata pronunciata con la formula liberatoria più ampia: perché il fatto non sussiste, ovverosia perché i fatti per i quali il nostro Assistito era stato accusato non si sono mai verificati, non sono mai accaduti. 
Secondo la Corte di Assise di Ancona, dunque, nessuna delle tre donne è mai stata ridotta in schiavitù, plagiata o istigata al suicidio da parte di A.P. (escludendo così anche qualunque serialità comportamentale). In tal modo, la Sentenza della Corte di Assise ha dimostrato come il rapporto con l'attuale moglie sia sempre stato privo di qualsiasi anomalia, restituendo così piena dignità a quello che è ed è sempre stato un normalissimo e-oggi ancor di più – coesissimo rapporto di coppia. Ciò implica, dunque, che quanto ipotizzato ed esposto dalla famiglia della moglie sia stato ritenuto insussistente dalla Corte di Assise, la quale, infatti, con la Sentenza di assoluzione sul punto, non ha accolto alcuna delle richieste avanzate, quale parte civile, dalla famiglia». 

«In conclusione - affermano i legali - si rimarca, altresì, come questa difesa, da sempre fermamente convinta della completa innocenza di A.P., intenda ovviamente proporre appello nei confronti dell'unico reato (riguardante una sola delle tre ragazze) per il quale vi è stata condanna, ritenendo, infatti, che già il giudizio di primo grado offrisse solidi ed oggettivi riscontri difensivi per dimostrare la totale estraneità del nostro assistito anche in relazione a questa residua ipotesi delittuosa. Tanto si doveva ai fini di una completa e paritetica informazione giornalistica». 
 

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