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Cronaca Porto

Le donne della pesca chiedono il blocco dei prezzi del gasolio: «Siamo il volto nascosto dei pescherecci»

Davanti al mercato una ventina donne, lavoratrici nel mondo della pesca da generazioni, si sono incontrate per urlare la loro rabbia. Incontreranno anche il sindaco Mancinelli

ANCONA - «Lavoriamo dall'una del mattino fino a sera, non vogliamo l'elemosina ma chiediamo solo che il prezzo del gasolio scenda ad un prezzo ragionevole per continuare a sfamare le nostre famiglie»: così questa mattina le donne della pesca hanno urlato la loro rabbia organizzando un'assemblea davanti al al mercato ittico al porto si Ancona. Sono madri, mogli e nonne che lavorano nel settore ittico da generazioni.

Le donne della pesca in assemblea al mercato

«Siamo la parte meno nota dei pescherecci - spiega la portavoce Annalisa Giordano - seguiamo la commercializzazione del pescato e la contabilità. Gli uomini sono impegnati con la barca tre giorni a settimana e quindi entriamo in gioco noi che iniziamo la giornata all'una di notte e andiamo al mercato ittico a vendere il pesce. Da lì segue l'iter della contabilizzazione. Chiediamo che i nostri mariti possano tornare in mare a condizioni umane, perché così non si può tenere un'attività al ribasso. Sono più di 15 giorni che abbiamo le barche legate».

L'incontro con il sindaco 

Ad oggi il prezzo del gasolio tocca un euro e venti al litro e intanto Acquaroli e Carloni hanno annunciato l'impegno a fare pressing sul governo contro il caro gasolio e un bando da 500mila euro. «Ma - prosegue Giordano - noi non vogliamo beneficenza. Questi soldi non serviranno a nulla se non si blocca il prezzo della benzina come ad esempio in Francia dove costa 0,80 centesimi al litro». Questa mattina una piccola delegazione poi raggiungerà il Comune di Ancona per un colloquio con il sindaco Valeria Mancinelli: «Chiederemo un supporto come è stato fatto nella città di Manfredonia. È giusto che le istruzioni locali scendano in campo in una situazione di estrema emergenza come questa» Cristiana Recchi, moglie di un pescatore anconetano, aggiunge: «In occasione della protesta a Roma erano più di mille le persone scese in piazza - dice - ed erano dislocati in vari punti. Li hanno fatti aspettare sotto il sole due ore e alla fine non hanno dato risposte di alcun tipo». Edda Calderoni, che da una vita lavora in questo settore e vende il pesce al mercato alzandosi a notte fonda, aggiunge: «Qui c'è gente che fa sacrifici da generazioni. I nostri mariti vanno in mare affrontando tanti pericoli, non si può andare avanti così».

Un test  

Lunedì intanto i pescatori hanno deciso di uscire in mare per 48 ore. Sarà «un test». Lo spiega Felice Maggiore del motopesca Vichingo: «Faremo una pesca di 48 ore anziché 72 per vedere se riusciamo a rientrare dei costi e per capire se c'è speranza che il prodotto riprenda quota. Se riusciamo a rientrare delle spese essenziali lo vedremo, così come resta da capire anche se la filiera è sostenibile visto che abbiamo un prodotto Made in Italy. Abbiamo il fermo biologico che inizia il 29 luglio fino al 10 settembre». In questo periodo «dobbiamo fare rimessaggio imbarcazioni» e conclude: «non possiamo stare fermi quattro mesi». 

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