Ponte Morandi, un mese dopo: l'appello degli ingegneri anconetani per monitorare le nostre strade
Scende in campo l'Ordine provinciale che a Roma per il congresso nazionale della categoria lancia un monito: «Serve un piano di conoscenza»
Ad un mese dal drammatico crollo del ponte Morandi a Genova, gli ingegneri di Ancona riuniti a Roma per il 63° congresso nazionale di categoria, fanno una riflessione sulla situazione delle principali opere infrastrutturali della provincia. “Sono 250 i ponti ed i viadotti nella provincia di Ancona – ha evidenziato Alberto Romagnoli, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri – che non presentano ad oggi particolari criticità, ad eccezione di alcune strutture che sono osservate speciali".
"Dal 2011 l’amministrazione provinciale ha visto ridurre, in maniera considerevole, gli investimenti in manutenzione e monitoraggio - aggiunge Romagnoli - che sono passati da un milione di euro a circa 500 mila euro, così come si è dimezzato il personale tecnico. Per evitare che si ripeta quanto accaduto a Genova, gli ingegneri chiedono al Governo che venga redatto un piano di conoscenza delle principali opere infrastrutturali nel territorio nazionale per poi arrivare a firmare un protocollo nazionale di valutazione e classificazione delle
infrastrutture per determinare le modalità di controllo ed intervento in maniera indicizzata, trasparente dei dati su unica piattaforma”.