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Pestato e rapinato dal bullo, mamma coraggio: «Vorrei andare in carcere a trovarlo»

Il figlio di Patrizia Guerra è stato picchiato e derubato del portafoglio vicino ai bagni pubblici di piazza Roma. I carabinieri hanno arrestato e portato in carcere minorile il rapinatore. Ha 17 anni, è di origine nigeriana e vive ad Ancona

Il rapinatore del figlio di Patrizia Guerra è in carcere. La notizia la commuove ed emoziona: «Ho tante sensazioni che viaggiano dentro di me – dice mamma coraggio - da una parte piango di gioia e sono immensamente felice. Finalmente si vedono i risultati dopo gli appelli alle forze dell'ordine e alle istituzioni a fare qualcosa per trovare questi ragazzini». Il bullo arrestato ieri dai carabinieri di Ancona-Centro ha 17 anni è di origine nigeriana residente ad Ancona. «Parte di quella giustizia che tanto aspettavamo è arrivata - prosegue Patrizia - già alcuni dei bulli che avevano aggredito mio figlio alla Notte bianca sono stati individuati. Adesso i carabinieri hanno trovato questo ragazzo che lo ha rapinato lo scorso settembre. Mancano da individuare i responsabili del terzo episodio. Solo a questo punto potrò fermarmi e dirmi soddisfatta».

Il figlio di Patrizia quel giorno era uscito con alcuni amici ed era sceso per una sosta nei bagni pubblici di piazza Roma. Uscendo dalla toilette due ragazzini lo avevano avvicinato, strattonato e colpito con una ginocchiata allo stomaco. Poi gli avevano rubato il portafogli con appena 20 euro. Una terza aggressione era avvenuta a dicembre scorso alla fermata dell’autobus in piazza Ugo Bassi. Da lì gli appelli di mamma coraggio in tv e nelle scuole a fare qualcosa per fermare la gang che lo tormentava. «Direi che soprattutto grazie ai miei appelli si è mosso qualcosa. Sento di aver toccato i cuori della gente con la mia esperienza e attraverso la lettera che ho spedito al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di aver smosso qualche coscienza. Qualcuno potrebbe avermi ascoltato finalmente». Lei non serba rancore nei confronti di questi ragazzini terribili. «Devono pagare – prosegue - ma vanno aiutati e capiti. Se c'è qualcosa che non va la soluzione è l'ascolto. Il progetto del Moige (il movimento dei genitori che ha fatto tappa al liceo Rinaldini) serve anche e soprattutto a questo. Per aiutarli a capire dove hanno sbagliato così da non commettere più certe azioni». Adesso l’incubo di suo figlio si trova dietro le sbarre e lei vorrebbe «andarlo a trovare in carcere e guardarlo in faccia. Perché «tutti meritano una seconda possibilità». Mamma coraggio ha parlato anche di minacce nelle settimane passate, subite ai danni della sua famiglia. Sarebbero avvenute al supermercato e in un parcheggio. «Io non ho paura, ma non si sa mai come possono reagire queste persone. Potrebbero calmarsi come scatenarsi contro di noi». 

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