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Cronaca

Minorenne perseguitato: spaccia per noi o finisce male

I due ragazzetti avrebbero perseguitato il minorenne, conosciuto in uno dei pochi luoghi frequentati dai giovani anconetani. Dopo alcuni approcci amichevoli, sarebbero passati alle pressioni

Lo aspettavano fuori da scuola, gli facevano le poste sotto casa, in un'occasione lo avrebbero anche rincorso appena uscito da scuola. Ma lui, che al tempo aveva 17 anni, ha corso fino a consumare anche l’ultimo spiffero d’aria che aveva nei polmoni. Qualunque cosa pur di sfuggire a quella coppia di giovani che vedevano in lui la vittima da sfruttare per i loro comodi, cioè fare i soldi con lo spaccio, azzerando i rischi perché doveva essere lui a diventare pusher per loro conto. Per questi fatti, risalenti al 2013, ieri il Gup Paola Moscoroli ha rinviato a giudizio due giovani anconetani di 21 e 24 anni. Per loro, difesi dall’avvocato Alessia Picozzi, si apriranno le porte di un processo in piena regola, in cui dovranno rispondere del reato di induzione allo spaccio mediante la violenza e le minacce. La difesa è pronta a dimostrare l’innocenza dei due indagati che, innanzi tutto non avrebbero mai frequentato la scuola della presunta vittima, ma soprattutto negano di conoscerla e di averla mai cercata.

Non la pensa così il pm Rosario Lionello, convinto che i due ragazzetti avrebbero perseguitato il minorenne, conosciuto in uno dei pochi luoghi frequentati dai giovani anconetani. Dopo alcuni approcci amichevoli, sarebbero passati alle pressioni. Di fronte ai "no" del 17enne, i due prepotenti sarebbero passati a metodi più intimidatori. L'obiettivo era sempre quello di prevaricare lo studente perché spacciasse hashish e marijuana, non solo in generale, ma anche nel suo stesso liceo. Dopo due mesi di calvario, il ragazzo, attanagliato dall’ansia, si è sfogato con la madre, che si è rivolta prima alla polizia per la denuncia e poi all’avvocato Andrea Bordoni per costituirsi parte civile a processo. 

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