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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

L’INCHIESTA | Payback, l’avvocato Leonardi: «Chiesto accesso agli atti alla Regione». Ospedali Riuniti: «Bilancio in pareggio»

Lo tsunami del payback si è appena abbattuto sulle aziende fornitrici di dispositivi medici. Un terremoto che ha provocato centinaia di ricorsi al Tar del Lazio e ora i legali delle ditte vogliono vederci chiaro

ANCONA - Oltre 292 milioni di euro di sforamento sui tetti di spesa da parte delle aziende ospedaliere pubbliche della regione. Il decreto ministeriale impone alle ditte fornitrici di dispositivi medici il rientro del 40% dello scostamento. Immancabile la pioggia di ricorsi al Tar del Lazio. Ma adesso i legali delle aziende vogliono vederci chiaro. «Abbiamo chiesto un accesso agli atti alla Regione Marche per vedere l’istruttoria che ha  prodotto questi numeri» afferma l’avvocato Riccardo Leonardi, legale di un’azienda fornitrice che oggi si trova, come le altre 1.500 su base nazionale, a dover contribuire al ripiano dello sforamento. Si parla di cifre elevate, in alcuni casi milioni di euro, che potrebbero mettere in ginocchio le aziende tanto da provocarne il crac. 

I conti

Intanto il dato che emerge dagli allegati pubblicati nel Gazzettino Ufficiale non permette di risalire all’entità dello sforamento per ciascuna azienda ospedaliera. «E’ un dato aggregato - spiega Leonardi - perciò abbiamo chiesto l’accesso agli atti alle amministrazioni coinvolte». Dunque ci sta che alcune aziende ospedaliere dichiarino di avere i conti a posto, come l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche ad esempio. «Noi abbiamo chiuso il bilancio in pareggio, non c’è stato nessuno spreco di risorse» assicura il direttore amministrativo Antonello Maraldo. La questione, infatti, è piuttosto complicata. C’è un tetto massimo di spesa, fissato al 4,4% del Fondo Sanitario Nazionale, che è stato istituito con la legge 111 del 2011. Pertanto è vero che, tenuto conto del tetto, chi lo supera determina uno sforamento. Ma è altrettanto vero che nel bilancio generale dell’azienda ospedaliera il superamento del tetto potrebbe non determinare uno splafonamento e quindi una perdita. Ma allora perchè le ditte fornitrici dovrebbero ripianare uno sforamento se i conti sono a posto? «Perchè non è altro che l’applicazione di una legge nazionale - specifica Armando Gozzini, dirigente della Sanità della Regione Marche -. C’è una legge, punto. Noi dobbiamo per forza partire da lì». 

Le azioni legali

Dunque un imbuto normativo, sembrerebbe, dal quale appare quanto mai difficile uscirne. Ed è proprio qui che intervengono i legali delle ditte fornitrici. «Ad oggi in Italia ci sono centinaia di ricorsi pendenti al Tar del Lazio con eccezioni di legittimità costituzionale della norma - continua Leonardi -. Un intervento normativo da parte del governo centrale sarebbe anche possibile e auspicabile, ma questi introiti sono già stati messi a bilancio dello Stato». Vale a dire: se dovessero andare in porto i ricorsi delle aziende, chi pagherebbe quella quota di ripiano prevista a carico dei fornitori? «C’è un impatto considerevole sui conti - sottolinea l’avvocato -, la norma prevede che ci devono essere i recuperi, e infatti le regioni stanno avviando le procedure». La Regione Marche non ha ancora inviato alle ditte fornitrici di dispositivi medici le rispettive quote di ripiano, ma intanto ha mandato un avviso di avvio del procedimento. «Siamo solo all’inizio della questione - mette in chiaro Leonardi -, gli sviluppi possono essere molteplici. A livello giurisdizionale spetta al Tar del Lazio, mentre sul piano amministrativo alle Regioni». Dunque gli sviluppi non sono proprio dietro l’angolo, ma non possono avere nemmeno tempi biblici. Perchè, sempre come previsto dal decreto, le aziende fornitrici dovrebbero pagare le rispettive quote di ripiano entro la fine di gennaio. Due mesi di fuoco per decidere le sorti dei conti della sanità pubblica o delle aziende private.

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