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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Papà si era dato fuoco in Tribunale, scatta la protesta: presentato un esposto

I rappresentati dei movimenti hanno depositato presso la Procura di Ancona un esposto/denuncia di istigazione al suicidio e omissione di soccorso "al Presidente del Tribunale dei Minori delle Marche Vincenzo Capezza

Scatta la protesta dopo la morte di F. D. L., il bodygard di 43 anni, deceduto dopo essersi dato fuoco nell'atrio del Tribunale dei minorenni. Qualche giorno prima aveva ricevuto un provvedimento di allontanamento del figlioletto dalla casa familiare. L'uomo, di origini pugliesi ma residente a Pesaro, era seguito dai servizi sociali e a breve avrebbe dovuto partecipare all'udienza di contestazione dell'azione esercitata dal pm, in cui lui e la madre del bambino avrebbero potuto esporre le loro ragioni. Con uno striscione dalle parole molto forti, davanti palazzo del popolo rappresentanti dei movimenti "Movimento Popolare Lega-Italica" e "Destra Storica-No Euro No Europa" hanno voluto far sentire la propria voce a nome di tutti quei genitori a cui vengono sottratti i propri figli spesso per motivi economici.

«La Costituzione parla chiaro. Art. 38 il disoccupato involontario deve essere aiutato economicamente. I casi dei bambini sottratti ai genitori per oltre il 90% sono dovuti a problemi economici- spiega Davide Fabbri, portavoce del Movimento Popolare "Lega Italica". E' istigazione al suicido quando una mamma, un papà, oberato dai debiti non viene assistito dal sistema, dal Comune, dallo Stato tramite gli assistenti sociali che se ne fregano. Il dramma è che la povertà è il primo motivo per cui il bambino viene separato dai propri genitori come è successo a Francesco Di Leo». I rappresentati dei movimenti hanno depositato presso la Procura di Ancona un esposto/denuncia di istigazione al suicidio e omissione di soccorso "al Presidente del Tribunale dei Minori delle Marche Vincenzo Capezza, in quanto era suo dovere valutare un percorso di sostegno per Di Leo, prima di dare suo figlio in affidamento ad altri, cercando una soluzione alternativa che unisse la famiglia Di Leo, recuperando un'adeguata genitorialità. Agli Operatori dei Servizi Sociali che hanno avuto un rapporto diretto con la vittima e di cui dovevano tutelarne la vita, essendo in loro affidamento e avendo già tentato il suicidio in passato". I movimenti chiedono poi due milioni di euro come risarcimento danni per il figlioletto del bodygard, e chiedono che la cifra sia a carico dei Comuni di Pesaro e Ancona e della Regione Marche.

«Chiediamo come movimenti che la Procura indaghi su questo caso e verifichi le responsabilità degli assistenti sociali che non sono intervenuti e degli stessi magistrati che dovevano intervenire e verificare» afferma Emilio Manaò, leader di "Destra Storica- No euro No Europa". La protesta non si ferma ad Ancona. Sabato sarà la volta di Rimini in quanto purtroppo il gesto di Di Leo non è isolato e ricordano il caso di una mamma che si è impiccata a Bologna o Luana Brugé, costretta a vivere in una tenda, morta di stenti a Portorecanati e altri ancora. Gli stessi manifestanti hanno un passato difficile, chi disoccupato, chi separato. «Io tuttora sono senza residenza perché sono un personaggio scomodo. Ho chiesto asilo politico come rifugiato allo Stato del Vaticano. Insieme ad altri disoccupati ci siamo incatenati alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Io ho un foglio di via dalla Capitale, ho un Daspo per aver esposto uno striscione contro la Boldrini a Montecitorio per le stragi di migranti- racconta Fabbri - Sono una vittima del sistema, io vivo in macchina». 

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