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Cronaca

Panchine del dopoguerra restaurate senza l’ok della Sovrintendenza, si va in tribunale

Nei guai l’ex ingegnere capo del Comune. E' accusato di aver violato una normativa del codice dei beni culturali. L'indagine avviata dalla Procura dopo una interrogazione in consiglio comunale 

ANCONA – C'era l'autorizzazione della Sovrintendenza per restaurare cinque storiche panchine di piazza Cavour? Per la Procura, che ha indagato dopo una interrogazione fatta in consiglio comunale dalla consigliera della Lega Antonella Andreoli no. Per la difesa dell'ex ingegnere capo del Comune, che ora è finito a processo, sì. La questione riguarda le panchine di ferro e ghisa che caratterizzano la piazza centrale di Ancona. Panchine liberty datate 1920 e che riportano, sullo schienale, il testo del generale Diaz a seguito della vittoria della Prima Guerra Mondiale. Beni di proprietà pubblica, che hanno oltre 70 anni di vita e che, rientrano tra la lista di quelli tutelati da una apposita legge che prevede una preventiva autorizzazione della Sovrintendenza per l'Archeologia Belle Arti e per il paesaggio delle Marche. A dicembre del 2019 l'ex ingegnere capo del Comune, che all'epoca dei fatti era dirigente della direzione progettazioni, manutenzioni, viabilità, frana, protezione civile e sicurezza del Comune, ha fatto eseguire un lavoro di restauro delle cinque panchine, ad una ditta di San Paolo di Jesi che poi ha sub appaltato il lavoro ad una emiliana. Per l'accusa non sarebbe stato chiesto parere alla Sovrintendenza.

L'ex dirigente imputato si è opposto di recente ad un decreto penale di condanna per la vicenda delle panchine e ha preferito andare a dibattimento per dimostrare che le richieste c'erano. Il processo si aprirà per lui il prossimo 29 maggio. E' difeso dagli avvocati Antonio Mastri e Roberto Tiberi. La storia del restauro è emersa dopo che la consigliera comunale Andreoli, ad ottobre 2019, aveva chiesto conto di una delle cinque panchine storiche finita in mostra al museo della ghisa di Longiano, un comune romagnolo. La ditta che doveva restaurarla si sarebbe tenuta dei pezzi, lo schienale con inciso il bollettino di guerra che è stato poi assemblato con altri pezzi e donato al museo in questione. La panchina era stata posta sotto sequestro. Quattro sono tornate in piazza Cavour, della quinta non si ha notizie. Le due ditte che si erano occupate del lavoro, quella dell'appalto e quella del sub appalto, erano finite nell'idagine che si è allargata poi fino all'ex dirigente comunale. 

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