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Cronaca Torrette / Via Conca

Tecnologia israeliana anti-Covid, ecco il Remote Dielectric Sensingvia: al via la sperimentazione

Nella Pneumologia di Torrette per la prima volta in Italia è stato utilizzato il dispositivo Remote Dielectric Sensing per prevedere l'evoluzione clinica della patologia

Un nuovo dispositivo, potenzialmente in grado di predire l’evoluzione clinica della patologia misurando la percentuale di liquidi presente nel tessuto polmonare: è l’importante sperimentazione condotta nell’unità operativa di Pneumologia di Torrette, diretta dalla dottoressa Lina Zuccatosta e attualmente convertita in reparto Covid per accogliere pazienti affetti da polmonite ad elevata intensità di cura. QUI IL VIDEO 

Il dispositivo, denominato Remote Dielectric Sensing (ReDS), prodotto da un’azienda israeliana all’avanguardia nel settore (la Sensible Medical Innovations Ltd) e fornito a titolo gratuito agli Ospedali di Ancona, è in grado di rilevare mediante onde elettromagnetiche la quantità di liquidi presente in una determinata regione del polmone, mostrando un’eccellente correlazione con la tomografia computerizzata del torace (TC). Ad oggi è stato testato e validato unicamente nello scompenso cardiaco. L’ingegnosa idea di sperimentarlo, per la prima volta nel mondo, nel contesto clinico della polmonite da Coronavirus è di Stefano Gasparini, professore ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università Politecnica delle Marche. Il dispositivo, non invasivo e sicuro, viene utilizzato sulla base di un protocollo sviluppato dalla professoressa Martina Bonifazi (professore associato di Malattie dell’apparato respiratorio presso l’Univpm) in pazienti con polmonite da Coronavirus ricoverati presso l’unità Covid pneumologica al momento dell’ingresso in reparto e longitudinalmente nel periodo di degenza, al fine di misurare la variazione giornaliera della percentuale di liquidi nel tessuto polmonare e potenzialmente predire l’evoluzione clinica della stessa. Infatti, nella patogenesi della polmonite da Coronavirus, gioca un ruolo fondamentale l’accumulo nell’interstizio polmonare (da qui la denominazione “polmonite interstiziale”) di conglomerati di cellule polmonari danneggiate, secrezioni, edema e sangue, la maggior parte delle quali si presentano in stato liquido.

Questo strumento la cui tecnologia, basato sull’analisi di radiofrequenze che attraversano il polmone, è derivato da sistemi radar militari e ci può dare informazioni essenziali in tempi rapidi e senza rischi per il paziente, sulla quantità di fluido accumulato nel polmone e quindi sull’entità del coinvolgimento del tessuto polmonare all’esordio e nel decorso clinico. La rilevazione si basa sull’applicazione sul torace del paziente di due piastre, una sul dorso ed una sulla parete anteriore: la prima piastra è un generatore di radiofrequenze che, attraversando il polmone, si modificano in base alla quantità di liquido presente. Il segnale viene rilevato dalla piastra posta anteriormente ed elaborato mediante apposito software, fornendo in modo accurato la percentuale di liquido presente nel polmone, percentuale che correla con la compromissione dell’organo conseguente alla gravità della polmonite. La prima fase della valutazione sarà volta a verificare l’accuratezza dello strumento in questo contesto, confrontandola con immagini radiologiche standard ed ecografiche e, successivamente, seguirà una seconda fase nella quale se ne esplorerà il potenziale prognostico e di monitoraggio evolutivo. In questa fase di assoluta emergenza è importante poter disporre di dispositivi rapidi, affidabili e di alto livello tecnologico che da un lato semplifichino la complicata gestione di questi pazienti e dall’altro forniscano anche importanti elementi per cercare di comprendere tutti gli aspetti patogenetici della malattia ed il loro ruolo nell’evoluzione nelle forme più severe, in modo da poter ottimizzare l’approccio terapeutico nel più breve tempo possibile e vincere questa guerra in un connubio indissolubile, che è quello tra ricerca ed assistenza.

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