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Cronaca

Fratelli e cognato in carcere, sgominata una family della cocaina

Blitz all'alba dei carabinieri per stroncare un traffico di droga dalla Campania alle Marche. In manette anche un dipendente di Marche Multiservizi

La droga arrivava dalla Campania alle Marche in treno, in autobus o a bordo di auto private. Scambiata a grossisti di fiducia finiva poi nelle piazze dello spaccio di Ancona e nella provincia di Pesaro grazie a una fitta rete di basisti che si approvvigionavano in veri e propri magazzini allestiti a questo scopo. Un traffico che tra il 2015 e il 2017 ha movimentato un giro di affari calcolato, dai carabinieri della Norm di Ancona che si sono occupati delle indagini, sui 2/3 milioni di euro. Così, Domenico Marasca, detto Mimmo, 40enne di Torre Annunziata, aveva messo a frutto i contatti marchigiani allacciati nel 2012 quando, sempre per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, era recluso nel carcere anconetano di Montacuto. Insieme al fratello, Pietro Marasca, 43 anni, sempre di Torre Del Greco, poteva contare sull'aiuto logistico del cognato, Michele Miranda, 50 anni, residente a Falconara e dipendente di Marche Multiservizi e, per il Pesarese, su Salvatore Cataldo, 48enne disoccupato, residente a Fano. Questi quattro nomi sono finiti nelle ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Ancona su richiesta del pm Elisabetta Melotti della Procura di Ancona. Il blitz dei militari dell'Arma è scattato all'alba di martedì 2 maggio. Durante l'operazione, denominata "Dorica" sono stati anche perquisiti nove appartamenti. In uno di questi è stato arrestato in flagranza di reato un 33enne di Chiaravalle. 

L'intera operazione prende il via dal luglio del 2015 con l'arresto, a Castelferretti, di quello che venne ribattezzato "il cuoco culturista" trovato con 60 grammi di cocaina e, successivamente, di un 26enne accusato inoltre di estorsione ai danni di un altro acquirente per farsi pagare la partita di droga. Nel tempo gli investigatori coordinati dal comandante del Norm Francesco Masile e dal comandante della Compagnia di Ancona Fabio Ibba hanno effettuato diversi arresti per droga. Ben 22 con 33 chili tra cocaina e hashish sequestrati. E tutte collegabili ai fratelli Marasca. Erano loro, secondo l'accusa, a tirare le fila delle spaccio. L'indagine, effettuata anche attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e appostamenti in borghese, sono riuscite a ricostruire il modus operandi del gruppo. La droga arrivava in quantitativi ingenti qui nelle Marche e, inizialmente, veniva custodita in un forno di Montemarciano. All'arresto del fornaio, i Marasca si sono quindi rivolti a una parrucchiera di Chiaravalle, anche lei successivamente arrestata. Per il trasporto della droga, che loro non toccavano mai, impiegavano corrieri insospettabili, a volte coppie. Se il viaggio veniva effettuato in auto, precedendo la vettura con il prezioso carico, davano informazioni all'autista sulla presenza di posti di blocco delle forze dell'ordine. Se la situazione era tranquilla il viaggio andava avanti. Agli scambi tra magazzinieri e grossista partecipavano per fare gli accordi finali ma poi si allontanavano, seguendo comunque a distanza il passaggio tra merce e denaro. 

Questo comportamento aumentava la soggezione degli acquirenti nei confronti dei fratelli Marasca, già noti alle forze dell'ordine in Campania. Pur senza mai arrivare ad attuare violenze, avvertimenti e minacce in caso di ritardi di pagamento avevano il loro effetto. Per precauzione Mimmo Marasca, ogni volta che partiva da Torre Annunziata, lasciava il cellulare a casa per non essere tracciato. L'intento era quello di dire, se le cose si fossere messe male, che lui era in Campania e non nelle Marche. Non sapeva che ad attenderlo, oltre a un appartamento presogli dal cognato e non intestato a lui, c'erano anche i carabinieri a filmarlo e fotografarlo. Accortezze che venivano prese anche al telefono. "Tizio si è sentito male ed è arrivata l'ambulanza. Ora sta in ospedale, speriamo bene" significava che uno dei basisti era stato arrestato. Si parlava invece di cartogesso, murature e calce per indicare la tipologia di droga da far arrivare e la relativa quantità. Gli scambi  avvenivano nelle zone più disparate. Un bar, un ristorante, per strada. I filmati degli inquirenti mostrano compravendite effettuate anche in piazza Roma, ad Ancona, e al Piano. Negli ultimi tempi gli affari erano calati proprio a causa del giro di arresti. Miranda, da Falconara, che sempre secondo gli investigatori si occupava anche della contabilità del gruppo, sarebbe stato alla ricerca di nuovi contatti. Non ha fatto in tempo. La trappola dei carabinieri è scattata prima che il traffico si potesse riavviare. 

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