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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Agugliano

Sgozzato in casa ad Agugliano, fermata la moglie per omicidio

L'ipotesi iniziale era quella di un suicidio, ma gli investigatori e la Procura da subito hanno percepito qualche elemento fuori posto. Sulla donna graverebbero gravi indizi di colpevolezza

E’ sottoposta a decreto di fermo Bordea Maria Andrada, 26 anni, la moglie di Bordea Dumitru, il 33enne trovato sgozzato in casa ad Agugliano il 2 marzo scorso. L’ipotesi iniziale era quella di un suicidio, ma gli investigatori e la Procura da subito hanno percepito qualche elemento fuori posto, dando luogo ad accurate indagini che hanno portato a ribaltare lo scenario ipotizzato in quello di un omicidio. Gli elementi principali dell’indagine – ancora in corso – sono stati diffusi in conferenza stampa presso il comando Provinciale di Ancona dal Procuratore Melotti, dal Comandante Provinciale Antonio Amoroso e dal Colonnello Luciano Ricciardi.

I FATTI. All’una meno venti della notte del 2 marzo, fra sabato e domenica, è proprio una sconvolta Bordea Maria Andrada a chiamare i carabinieri di Agugliano. Dice di essere tornata da casa di una sua vicina e amica assieme alle sue due bimbe, di 1 e 5 anni, e di aver trovato il marito in un lago di sangue. I carabinieri di Agugliano si precipitano sul posto, e presto vengono allertati anche il Comando Provinciale di Ancona e il sostituto procuratore Lebboroni. L’uomo, Bordea Dimitru, viene trovato in un lago di sangue nudo dalla cintola in giù, con la mano ancora parzialmente stretta attorno al coltello conficcato nel collo, a sinistra. Viene subito alla luce una situazione sociale molto delicata: entrambi i coniugi, operai, erano rimasti senza lavoro, e Dimitru aveva problemi legati all’alcolismo: è Maria Andrada a raccontare come anche quel giorno avesse acquistato del vino e lei avesse voluto uscire di casa con le bimbe per evitare di vedere il marito ubriaco. Quando era tornata aveva visto l’orrore, aveva di corsa riportato le piccole dall’amica e aveva avvertito le autorità.

LE INDAGINI. Sul cadavere non vengono ritrovate ferite di difesa che possano far pensare ad una colluttazione: niente su mani o avambracci, elemento che pare in un primo momento confermare l’ipotesi dell’autolesionismo, che si incastra con il quadro di sofferenza sociale in cui la famiglia Bordea, purtoppo, versava. I Carabinieri e la Procura, comunque, non si fermano a ciò che potrebbe sembrare chiaro, e svolgono tutte le più accurate indagini del caso. L’esame medico-legale avrebbe rivelato delle “irregolarità” nelle ferite, che l’uomo sarebbe stato impossibilitato a infliggersi da solo. Ma non è tutto: a gravare sulla posizione della donna, c'è infatti una confessione stragiudiziale  in cui, pur non descrivendo delitto commesso, esprimerebbe pentimento per il fatto e soprattutto una grande preoccupazione per il destino delle due figlie, che potrebbero perdere anche l’ultimo genitore rimasto loro. Frasi reiterate, secondo gli inquirenti, che lascerebbero spazio a poche interpretazioni.

La donna si trova al momento in stato di fermo nel carcere di Villa Fastiggi, e si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La difesa è sostenuta dall'avvocato Jacopo Saccomani. Le figlie, su interessamento dei servizi sociali e del Comune di Agugliano, sono state affidate alla sorella della donna.

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