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Cronaca Senigallia

Omicidio di Senigallia, la mamma di Alfredo: «Mio figlio minacciato con una motosega»

In aula parla l'ex moglie di Loris Pasquini. La donna ripercorre il rapporto difficile tra padre e figlio. La psicologa della difesa: «Incapace di intendere e di volere»

Il lungo cappotto scuro e i capelli bianchi, lo sguardo attento di chi non vuol perdersi un passaggio: Loris Pasquini, l'ex ferroviere 72enne accusato di omicidio volontario e di porto abusivo della pistola che uccise il 29 marzo 2021 il figlio Alfredo nella loro abitazione di Roncitelli di Senigallia, era questa mattina nuovamente presente in aula per l'udienza che si è svolta al quinto piano del palazzo di giustizia dorico. 

A parlare, nel proseguo della fase istruttoria, l’ex moglie del 72enne e mamma della vittima (parte civile con la figlia e sorella di Alfredo). La donna, affiancata dall’avvocato Stefano Luzietti, ha ripercorso tutta la vicenda matrimoniale, raccontando di episodi di tensione che c’erano stati in famiglia nel corso del tempo. Addirittura «sei anni prima - ha ricordato la donna – Loris aveva minacciato il figlio Alfredo con una motosega». Fatto per cui, però, non ci furono seguiti giudiziari «ma solo - riferisce il legale - una segnalazione ai servizi sociali». La vittima 26enne, infatti, rimase a convivere con il papà fino al giorno della tragedia.

Ascoltate in aula come consulenti della difesa la psicologa Barbara Montisci e la psichiatria Maria Grazia Santoro che hanno redatto la relazione sullo stato psicologico del 72enne ex ferroviere. Oltre alle due dottoresse, gli avvocati Roberto Regni e Silvia Paoletti hanno chiamato a riferire in aula anche lo psichiatria Luigi Berloni, il parroco di Roncitelli e un volontario della Caritas.

Proprio in merito alla perizia sullo status mentale del 72enne, Montisci chiarisce come «all’ex ferroviere sia stato diagnosticato un disturbo depressivo con tratti ossessivi di personalità». L’imputato sarebbe stato «incapace di intendere e di volere al momento dei fatti». La convivenza tra padre e figlio sarebbe stata caratterizzata dalle turbolenze di Alfredo. Il giovane avrebbe più volte manifestato episodi di aggressività incontenibile. Tanto da costringere l’uomo a denunciare suo figlio per maltrattamenti. Ad aggravare il quadro, poi, ci sarebbe stata «una dipendenza da cannabinoidi decennale». Secondo la madre, invece, «negli ultimi periodi il ragazzo era più tranquillo, seguiva la terapia e manifestava meno la sua aggressività». Ora si attende il 28 gennaio, data della prossima udienza, quando verrà svolto l’esame dell’imputato e ascoltato l’ultimo testimone della procura.

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