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Cronaca

Omicidio del Pinocchio: «Rossetti accarezzava l'idea di accoltellare Martedì da molti mesi»

Uscite le motivazioni della sentenza che ha condannato Mattia, il 28enne che accoltellò l’ex compagno di scuola. Una denuncia di stalking fu archiviata

ANCONA - «Il delitto è stato frutto di un agguato organizzato e preparato, di una imboscata. Prima gli appostamenti sotto casa e poi l'avvicinamento alle spalle, piano piano, perché la vittima non si accorgesse del suo sopraggiungere». E ancora «Rossetti accarezzava l'idea di accoltellare Martedì da molti mesi». Sono alcuni dei passaggi delle motivazione della sentenza sul delitto del Pinocchio, ad Ancona, commesso l'8 dicembre del 2020. Quella mattina Mattina Rossetti, 28 anni, ha atteso il rientro a casa del suo ex compagno di scuola, il parrucchiere Michele Martedì, 26 anni. Per quei fatti l'imputato è stato condannato dalla Corte di Assise di Ancona, lo scorso 17 giugno, a 20 anni di carcere per per omicidio volontario, pluriaggravato dalla premeditazione, dallo stalking, dalla crudeltà e dai futili motivi. A distanza di tre mesi sono state depositate, e quindi rese pubbliche, le motivazioni che hanno portato la Corte, presieduta dal giudice Carlo Cimini, a condannare Rossetti. Un ruolo rilevante ha avuto la premeditazione del delitto, una volontà maturata da tempo nell'imputato e al quale è stato riconosciuto solo il vizio parziale di mente. All'interrogatorio reso davanti alla pm Irene Bilotta, il giorno stesso del delitto, con l'avvocato accanto, riferiva di aver acquistato coltello e passamontagna una settimana prima. «E sempre una settimana prima era andato ad attenderlo al buio sotto casa – scrive il giudice - ma veniva scoperto e se ne era andato». «Si può affermare che il pensiero delirante ha inciso in qualche modo sulla percezione del disvalore del fatto – scrive ancora il giudice - ma non si può certo sostenere sulla scorta degli elementi istruttori acquisiti che tale percezione fosse del tutto esclusa». Anzi, per la Corte ci sono elementi che indicano il contrario. «Sapevo che stavo facendo una cazzata» dichiara Rossetti e alla zia, chiamata al telefono 5 minuti dopo il delitto dice «ho fatto una cazzata ho dato una coltellata a uno». Nel corso del processo è inoltre emerso come la vittima, mesi prima, aveva fatto una denuncia per stalking nei confronti di Rossetti che lo aveva picchiato. Ma poi c'era stata una archiviazione per mancanza di elementi.

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