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Cronaca Osimo

Omicidio di Osimo, gli sms con "lo uccido". Gli avvocati spiegano: «Parlava di un altro»

Il pm Pucilli ha chiesto il giudizio immediato per il 24enne accusato di omicidio volontario, ma i legali del giovane sono pronti a dare battaglia sull'aggravante della premeditazione

Non c’è nulla che confermi la pianificazione dell’omicidio di Olindo Pinciaroli, il veterinario 53enne assassinato ad Osimo il maggio scorso da Valerio Andreucci, il 24enne ascolano accusato di aver accoltellato il suo datore di lavoro e oggi recluso nel carcere di Montacuto. Su di lui pende l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, per cui il pm titolare dell’indagine Marco Pucilli ha richiesto il giudizio immediato. Ad aver portato gli investigatori ad aggiungere al fascicolo la premeditazione sarebbero stati dei messaggi apparentemente inequivocabili: «Io lo ammazzo quel ciccione». Così scriveva Valerio via whatsapp ad alcuni amici la notte prima del delitto mentre era in giro a far serata. Una sorta di ammissione? Tutt’altro. Sarebbe proprio quel messaggio l’elemento chiave in mano agli avvocati Massimino Luzi di Ascoli (foto in basso), Vittorio Palamenghi di Roma e Veronica Della Monaca di Ancona (foto a sinistra). Secondo le indagini difensive infatti quelle frasi choc non si sarebbero affatto riferite a Pinciaroli, ma all’amante della propria fidanzatina che, il giorno prima dell’omicidio, aveva lasciato il 24enne per un altro: il tanto odiato “ciccione” Veronica della Monaca-2appunto. Non un dettaglio morboso di vita privata, ma elemento rilevante nell'inchiesta e retroscena devastante per il 24enne, abbandonato dalla ragazza che amava e che, con quella decisione, aveva riaffondato Valerio negli abissi di un passato familiare già difficile, fatto di abbandoni e traumi indelebili. E se davvero Valerio si riferiva ad un rivale in amore con quel "lo ammazzo" si spiegherebbe anche come avesse potuto scriversi col veterinario in toni sereni per accordarsi sugli appuntamenti del giorno dopo. “Ci vediamo domani allora”, “Ti passo a prendere” si legge nelle carte. E se avesse solo recitato una parte con la sua vittima, inconsapevole che dall’altra parte del cellulare ci fosse un ragazzo pronto ad uccidere?

Parlano i legali 

«Ma secondo lei uno che pianifica di uccidere, organizza una cosa sgangherata come quella e poi viene ritrovato in stato di choc a pochi metri rannicchiato in un prato? - spiega l’avvocato Luzi - Non neghiamo i fatti, ma è chiaramente un delitto di impeto avvenuto in un momento di scombussolamento psicologico per il nostro assistito, devastato dalla delusione sentimentale. Ma non lo dico io, è quello che risulta con chiarezza dai messaggi nei cellulari sequestrati dove Valerio parlava pacificamente con Pinciaroli, che amava e vedeva come un padre nella sua vita». Dunque il rancore era solo nei confronti del rivale in amore che conosceva pure. Un colpo durissimo per il ragazzo, tanto che nei messaggi Andreucci avrebbe anche paventato di farla finita.

La droga e il litigio 

E poi la droga. Tanta la cocaina sniffata da Valerio Andreucci la notte prima. Al punto che nel sangue del giovane fantino sono state trovate tracce di polvere bianca fino ad un'ora prima del momento in cui si colloca il delitto, come confermato dai risultati della consulenza tecnica sui liquidi ematici. Fatto sta che alle 9 circa del 21 maggio scorso è scattato qualcosa nella mente di Andreucci, già offuscata da rancori e sostanze stupefacenti, che lo ha portato ad impugnare un coltellaccio per trafiggere 15 volte il corpo del 53enne. Ma allora cosas è successo in quell'ambulanza veterinaria? Forse un litigio, una frase fuori posto ad inescare la rabbia repressa nel giovane ascolano da chissà quanti anni. «Ora stiamo valutando l’opportunità di accedere ad un rito alternativo - ribadisce Luzi - Non vogliamo smentire l’omicidio ma riportare l’ottica in una prospettiva di verità che non è quella di un killer a sangue freddo che aveva progettato di uccidere, ma di un delitto di impeto come confermano i messaggi e il contesto delle ore precedenti». Ore di sofferenza per la delusione amorosa da annacquare nello sballo della cocaina che di certo ricopre un ruolo centrale in questa vicenda. «E' per questo che Valerio Andreucci ha anche iniziato un percoso di recupero dalla tossicodipendenza col Sert» ha tenuto a precisare l'avvocato Luzi. 

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