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Cronaca Senigallia

Dietro le quinte della notte maledetta: «Con quelle carte ogni meteorologo rifarebbe le stesse previsioni»

La Protezione civile e la Regione Marche hanno messo sul tavolo la catena di provvedimenti e operazioni che hanno immediatamente (e non) preceduto la catastrofe di Senigallia e dintorni

ANCONA - E’ stata la sera delle spiegazioni. La Protezione civile e la Regione Marche hanno messo sul tavolo la catena di provvedimenti e operazioni che hanno immediatamente (e non) preceduto la catastrofe di Senigallia e dintorni. Si poteva evitare la strage? L’allerta gialla era quella giusta? «Dai nostri modelli eravamo confidenti che l’allerta gialla fosse il livello più idoneo – ha spiegato Paolo Sandroni, responsabile del centro funzionale multirischi della Regione, nella conferenza stampa organizzata a Palazzo Raffaello- se a un metereologo venissero date nuovamente in mano le carte che aveva quel giorno, anche oggi rifarebbe anche la stessa previsione. Previsione che è stata fatta in scienza e coscienza». Sandroni ha precisato che anche con l’allerta gialla si possono verificare perdite di vite umane: «La differenza con l’arancione sta solo nell’estensione dell’area colpita». 

Come ha funzionato la sala operativa 

La responsabile Susanna Balducci ha spiegato che con quelle previsioni le procedure codificate con le delibere di giunta non prevedevano il raddoppio del personale in sala operativa. C’era dunque un solo operatore, come da prassi: «Verso il tardo pomeriggio del 15 settembre le chiamate aumentavano, l’operatore si è confrontato con il funzionario e ha chiesto supporto a un altro membro in reperibilità». La situazione è degenerata poco dopo le 22: «Quando l’idrometro del Misa ha superato la soglia di allarme era ormai tutto talmente veloce e caotico che l’operatore ha preferito telefonare direttamente a tutti i comuni interessati, anche se già prima c’erano stati contatti con molti comuni per confrontarsi».

I lavori di sicurezza, tra passato e futuro

A fare il punto sui lavori, effettuati e non, sulla rete fluviale è stato l’architetto Nardo Goffi, che ha precisato come: «i famosi 45 milioni di cui su parla per l’intervento sul Misa forse sono stati pensati, ma non sono mai stati erogati dal Ministero». Goffi ha spiegato come dal 2016 la Regione, a cui era tornata in capo la gestione dei fiumi dalla Provincia «sta investendo una quantità economica che prima era irrilevante. Dai 21 milioni all’anno nel 2016 siamo passati ai 73milioni di finanziamento. In questi anni sono stati realizzati interventi per 50 milioni di euro come la messa in sicurezza della zona dell’aeroporto di Falconara, interessata da un’alluvione in passato, abbiamo completato quasi tutte le opere in prossimità di Osimo e della Baraccola. Stiamo facendo interventi su tutti i fiumi e per il Misa abbiamo fatto opere per 15 milioni di euro». Goffi ha spiegato che nel 2016 era stato disegnato un “assetto di progetto”, ovvero una visione generale per la sicurezza della valle del Misa i cui interventi più urgenti valevano 45 milioni di euro (oltre 110 milioni il valore del progetto complessivo). «Ora abbiamo la progettazione di nuove opere per 17 milioni che riprendono quel programma di massima- continua l'architetto- programma che resta in piedi, va solo capito se e come va aggiornato». L’assessore alla Protezione Civile, Stefano Aguzzi, ha spiegato come il Nevola non sia tecnicamente “esondato”: «E’ stata come una marea dovuta alla rottura di una diga, larga 150 metri e alta due arrivata in pochi minuti. Fin dal primo giorno ho impostato il mio lavoro sulla prevenzione, abbiamo investito e continueremo a farlo. Vasche di Bettolelle? Se ne parla da 40 anni- continua l’assessore- sono state appaltate solo ad aprile del 2022. Temo però che con un evento come quello che abbiamo avuto, forse Senigallia sarebbe finita sott’acqua lo tesso anche se alcune situazioni le vasche avrebbero potuto evitarle». 

Le risorse 

«Sono stati realizzati 50 milioni di interventi su tutto il reticolo di fiumi della nostra regione- ha detto il presidente Francesco Acquaroli- sono in via di progettazione altri 170 milioni di euro in lavori. A questi si aggiungeranno i fondi della programmazione europea, quindi parliamo di circa 200 milioni, che sicuramente avranno l’effetto di una ulteriore messa in sicurezza. Compatibilmente con le procedure, questi 200 milioni da qui a tre o quattro anni li avremo. Poi abbiamo risorse nostre che saranno sicuramente implementate. Nel complesso tutti questi soldi sembrano tanti, ma non lo sono, anzi chiediamo un programma nazionale e ulteriori risorse, perché le grandissime opere da 100 milioni sul Misa vanno poi moltiplicate per tutti i corsi d’acqua». 
 

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