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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Senigallia

Senigallia, chiede l'eutanasia legale: negato anche il testamento biologico

Negano di sottoscrivere il testamento biologico a Massimo Fanelli, il senigalliese malato di Sclerosi laterale amiotrofica che la settimana scorsa aveva lanciato il suo appello alla politica per l'eutanasia legale

Non può neppure sottoscrivere un testamento biologico Massimo Fanelli, il 53enne senigalliese malato di Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) che la settimana scorsa aveva lanciato il suo appello alla politica per l’eutanasia legale. Un appello a cui la politica, fino ad oggi, non ha risposto in nessun modo. 

Nel frattempo Max ha chiesto di poter lasciare le sue ultime volontà biologiche nero su bianco. La risposta? Non si può perché non può né scrivere né parlare. «Avevamo chiesto ad un notaio di venire a casa - ha spiegato la moglie Monica - Ma ci ha detto che il computer vocale non è contemplato come mezzo di comunicazione testamentaria, per cui non avrebbe comunque potuto sottoscrivere il documento. Se avesse potuto anche solo parlare sarebbero bastati 2 testimoni». A Massimo dunque verrebbe negato il diritto, già riconosciuto ad altri cittadini, di depositare il proprio testamento biologico all’anagrafe comunale. DSCF4022-3Quello su cui avrebbe scritto una sola frase: «Se andrò in coma voglio staccare». Sì. Max è pronto a lasciarsi andare se dovesse perdere i sensi. Ma non può. E’ imprigionato non solo nel suo corpo, ma anche nei vuoti normativi di una società distratta. Una beffa per il senigalliese, già provato da dolori devastanti e corroso dalla frustrazione di non poter più toccare la moglie che ha sposato 3 anni fa, poco prima di quella tremenda diagnosi

Nonostante tutto Max continua a battersi. Lo fa per tutto quello che dà un senso alla sua vita. La sua associazione di volontariato "Compagni di Jeneba" (presente in Sierra Leone insieme ad Emergency per la tutela e l’istruzione dei bambini) che dirige a distanza, inviando direttive attraverso facebook e mail. La sua battaglia per l’eutanasia legale. Ma soprattutto sua moglie Monica. Max scrive dal suo computer e lo fa con i tempi di chi può parlare. Poi preme il tasto “Invio” così che la macchina reciti per lui: «Ogni giorno sono sommerso da dolori, rabbia e frustrazione. Devo avere un motivo utile a me e agli altri per tirare avanti. L’associazione che si occupa dei miei bambini e la battaglia per l’eutanasia lo sono. L’amore infinito per mia moglie si trasforma spesso in sofferenza, per ciò che ora mi è negato con lei». Parole dure da digerire. Poi scende una lacrima dal suo occhio sinistro, quello che non funziona più tanto bene, per questo ha paura di perdere anche quello destro, con cui riesce ancora a guardare di facebook, le mail, i suoi teneri gatti e la amata Monica. «Se perdo anche l’occhio destro voglio andare in Svizzera» dice Max. 

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