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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Monsano

Crac Mercatone Uno, chiusa la sede di Monsano: obiettivo cassa integrazione

Vertice a Roma con Di Maio, presente la Regione a tutela di 120 lavoratori marchigiani

Attivare al più presto la cassa integrazione straordinaria in modo da garantire il sostegno al reddito dei 1800 dipendenti, inclusi i 120 lavoratori marchigiani e i 34 impiegati nello stabilimento di Monsano, chiuso da sabato. Poi fare un conteggio dei debiti del gruppo e impiegare tutte le energie per la ricerca di acquirenti. E’ questa la strada tracciata dal Governo nell’incontro che si è tenuto questa mattina al Mise sulla vertenza del Mercatone Uno, scoppiata con il fallimento, dichiarato dal tribunale di Milano, della società Shernon Holding srl, proprietaria dall’agosto 2018 della catena che gestisce 54 punti vendita sparsi in tutta Italia e che ha accumulato un debito di 90 milioni di euro in 9 mesi.

Il vertice al Mise 

La Regione Marche, nel vertice di questa mattina a Roma, era presente con l’assessore Loretta Bravi a tutela dei diritti dei 120 lavoratori marchigiani. «Il ministro Di Maio, che ha definito la questione “un tavolo prioritario”, ha assicurato la massima vigilanza sul problema, del tutto inaspettato - spiega l’assessore - e ha ribadito la necessità di lavorare con impegno per ottenere dal tribunale di Milano la retrocessione del fallimento e riportarlo all’amministrazione controllata che potrebbe quindi consentire l’applicazione degli ammortizzatori sociali in favore dei lavoratori, non licenziati quindi, ma per ora sospesi come prima fase». Di Maio, continua l’assessore, «ha garantito il suo impegno per retrodatare la Cigs da sabato scorso. Quindi ha calendarizzato una serie di incontri e tavoli per individuare nuovi soggetti economici che investano nell’azienda. Il tavolo tecnico tra creditori e fornitori fissato per il 30 maggio resta quindi confermato così come il coinvolgimento a breve dell’Inps. Di Maio ha anche ribadito il ruolo importante delle Regioni in questa vicenda, mostrandosi disponibile ad accogliere le proposte che dovessero venire dai territori per agevolare questo percorso impegnativo e anche in termini di politiche attive e di ricollocamento lavorativo». Il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, ha sottolineato che «l’obiettivo minimo da attuare subito è la Cigs per i lavoratori. Il tribunale deve autorizzare la procedura di amministrazione straordinaria e riprendere l'esercizio provvisorio il prima possibile, così da consentire il ricorso agli ammortizzatori sociali». E una volta ottenuta la cassa integrazione straordinaria, ci sarà «la fase di reindustrializzazione per dare un futuro certo ai lavoratori, ce la metteremo tutta lavorando collegialmente con le parti sociali e le Regioni», ha aggiunto Di Maio. 

Clienti in rivolta  

Il problema riguarda non solo i lavoratori, ma anche un indotto di 500 aziende creditrici per circa 250 milioni di euro non riscossi. E alla finestra ci sono poi i clienti, fra cui tantissime famiglie che rischiano di non ricevere più i mobili che hanno già pagato. Per tutelarle, le associazioni dei consumatori chiedono al Governo delle misure ad hoc. «La sentenza ha esposto i lavoratori a una situazione drammatica che non può esimere l’Adiconsum Marche dall’esprimere la massima solidarietà e vicinanza, auspicando la positiva soluzione di una vicenda la cui portata non può certo lasciare indifferenti - scrive l’associazione dei consumatori in un comunicato -. Il fallimento ha altresì aperto una vera e propria “voragine” nei confronti dei clienti della catena che, con la chiusura dei tre punti vendita marchigiani ad Ancona, Pesaro e Civitanova, vedono subire un pregiudizio di rilevante entità per il mancato adempimento dei contratti. Clienti che hanno acquistato prodotti, in massima parte mobilio, che hanno versato acconti o addirittura pagato l’intera somma e che oggi si ritrovano senza il loro denaro e senza i beni acquistati. Ancora più pesante è la situazione di coloro che, per effettuare i pagamenti della merce acquistata, hanno acceso finanziamenti a fronte di prodotti mai consegnati. Sollecitiamo la curatela fallimentare a rendersi adempiente rispetto ai contratti già conclusi e attualmente non rispettati, con beni già pagati, in tutto o in parte, ma non consegnati. Adiconsum Marche invita comunque tutti i consumatori rimasti beffati dal fallimento della società a recarsi presso le proprie sedi che saranno a disposizione per l’attivazione di tutti i necessari adempimenti». 

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