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Cronaca

L'Olio Extravergine delle Marche verso la Igp: in attesa di eventuali obiezioni straniere

Dopo 23 anni di tentativi arriva il riconoscimento europeo della qualità marchigiana. Esultano Regione, produttori e frantoi. Pieralisi: «Ora lavorare sulla quantità»

La metà di marzo 2017, con ogni probabilità, sarà da incorniciare per la filiera dell'olio extravergine marchigiano. Scadranno infatti i tre mesi previsti per le eventuali obiezioni sulla Igp dell'Olio delle Marche, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea lo scorso 17 dicembre. Se non perverranno opposizioni da parte degli Stati membri o di Paesi extra Ue la certificazione entrerà in pieno vigore e con essa il disciplinare che regolamenterà la produzione di extravergine e segnalerà ai consumatori di tutto il mondo la qualità del prodotto. Un traguardo storico. Inseguito da ben 23 anni. È dagli anni '90 che si insegue una certificazione. Inizialmente fu la Dop, bocciata dall'Europa nel 2000 e tra l'altro boicottata da Cartoceto che la conseguì autonomamente nel 2004. Lo stesso consorzio Marche Extravergine, nato con il compito di unire produttori e frantoi nell'impresa, sembrava sul punto di essere liquidato. Poi, nel 2011, la svolta. Con l'arrivo in squadra di Benedetto Ranieri (già "padre" dell'Igp del Ciauscolo di Fabriano) l'istanza ha ripreso slancio.  «È stata una strada tortuosa – ammette Ranieri – e solo un po' di esperienza mi ha permesso di tenere testa alla burocrazia europea. A un certo punto ci hanno anche chiesto il significato di "foglio catastale" perché non capivano il nostro modo di suddividere il territorio. Se siamo arrivati a questo risultato è anche grazie alla notorietà dell'olio marchigiano nella storia. C'è stato un lavoro bibliografico che ha compreso i Romani, Carlo Magno, i monaci che hanno ripreso l'olicoltura nell'anno 1000 e via dicendo. L'Igp è un passaggio per iniziare a fare un mercato significativo: ciò implica che dobbiamo dire basta all'auto consumo e programmare un piano olivicolo regionale». 

Plaude la vicepresidente della Regione, Anna Casini che proprio nei mesi scorsi era andata a Bruxelles a perorare la causa marchigiana. «Un grande risultato per le Marche – ha detto – conseguito in maniera scientifica e con tenacia. Siamo riusciti a rispondere a tutte le osservazioni e a far capire la tradizione storica della nostra regione: Già nel 1200 il nostro olio veniva comprato e apprezzato da veneziani e fiorentini. Leopardi lo elogiava nei suoi scritti. Ora aspettiamo i tre mesi delle osservazioni ma possiamo iniziare a festeggiare». Secondo Antonio Di Maio, presidente del Consorzio Marche Extravergine «l'Igp è ideale per unire tutte le cultivar marchigiane sotto un'unica certificazione. Abbiamo seguito una strategia che guarda avanti. Questo risultato valorizza le Marche perché puntiamo su un prodotto tipico della nostra regione». Con lo 0,4% di acidità massima e la presenza di polifenoli nella misura di 200 mg/kg, si pone al top tra i 45 oli italiani già registrati: 42 Dop (nelle Marche la sola Cartoceto) e 3 Igp (la storica Toscana e le new entry Sicilia e Calabria). L'Igp "Marche" comprende il 76% della regione. L'olio dovrà essere prodotto dalle 10 olive autoctone (Ascolana tenera, Carboncella, Coroncina, Mignola, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia/Raggiola, Rosciola dei Colli Esini e Sargano di Fermo) o dalle due (Frantoio e Leccino) coltivate da circa un secolo, franto entro le 48 ore dalla raccolta. Le aziende marchigiane sono 25.458 per 156 frantoi (il 3% nazionale). Troppi e troppo piccoli, secondo i produttori. «Si parla molto di qualità – ha commentato Andrea Pieralisi, produttore dell'omonima azienda di Jesi - ma anche la tecnologia è importante. Il mercato chiede qualità e qualità. Dobbiamo mettere il sigillo su un prodotto che non sia solo di nicchia».

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