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Cronaca

Donazioni di cordone ombelicale, un'ostetrica in più al Salesi

Borsa lavoro dell'Adisco per promuovere le donazioni e sostenere la ricerca sulle staminali. Nel 2015, 473 partorienti marchigiane hanno dato l'ok: a Jesi le mamme più "generose"

Un’ostetrica in più per il Salesi interamente dedicata alle donazioni di cordone ombelicale. Il tutto grazie alla borsa lavoro messa a disposizione dall’Adisco Marche (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale), gruppo attivo in regione nato da una costola del Soroptimist Club di Ancona. A partire dal primo novembre, la dottoressa Giulia Sabbatini ha preso servizio all’ospedale pediatrico anconetano. Reparto di ostetricia. Con il compito di incentivare le donazioni. È il secondo anno consecutivo che l’Adisco riesce a reperire le risorse necessarie per finanziare la borsa lavoro. In Italia sono attive 19 banche del sangue cordonale (ma non nelle Marche che si rivolgono a Pescara). “Donare – spiega la presidente Adisco Marche, Paola Castellucci – significa sostenere la ricerca sulle cellule staminali e mettere a disposizione dei malati di grave patologie del sangue, come leucemia o linfomi, una possibilità concreta di guarigione attraverso i trapianti. In campo ematologico, uno dei principi alla base del trapianto prevede l’infusione di cellule staminali provenienti dal soggetto donatore al soggetto ricevente, in grado di riconoscere le cellule malate e di sconfiggerle”. 

Nel corso del 2015, attraverso i 12 centri di raccolta presenti nella nostra regione (2 ad Ancona, Senigallia, Jesi, Pesaro, Urbino, Fano, Macerata, Civitanova, Fermo, Ascoli e San Benedetto) si sono avute 473 donazioni. Di queste solo 32 hanno superato i requisiti imposti dal Ministero della Salute e sono arrivate alla banca del sangue cordonale di Pescara. Le altre? Non vanno perdute ma vengono destinate alla ricerca sulle cellule staminali contribuendo alle cure in campo oftalmico, nei centri grandi ustionati per guarire le pelle e nel trattamento dei bambini prematuri. Il centro di raccolta più “generoso” del 2015 è stato Jesi con 86 donazioni, quello con il più alto numero di unità bancabili è stato San Benedetto con 5. L'Adisco Marche opera sul territorio regionale dal 2005. “Purtroppo – conclude la Castellucci – molti in Italia si rivolgono a banche private all'estero che, dietro pagamento, promettono di utilizzare il cordone per eventuali future esigenze del neonato. Sono informazioni fuorvianti perché prive di fondamenti scientifici come ribadito a più riprese dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Nazionale Trapianti. In Italia esistono, per legge, solo banche pubbliche. Il costo è totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. L’uso più appropriato delle cellule staminali cordonali resta la donazione solidaristica attraverso la quale i campioni vengono conservati presso le banche pubbliche dove sono garantiti i massimi standard di qualità, sicurezza e tracciabilità”.

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