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Cronaca

Senza stipendio da mesi: «Mi aiuta papà 85enne». In piazza gli “invisibili” delle mense

In piazza i lavoratori delle mense scolastiche, aziendali e addetti alle pulizie

Senza stipendio da marzo e, se non interverrà il Governo, così sarà fino a settembre. Dall’inizio del lockdown ad oggi gli unici soldi che hanno visto sono stati quelli della cassa integrazione, parliamo però di poche centinaia di euro arrivate con mesi di ritardo. Una situazione che stamattina ha portato in piazza del Papa un centinaio di lavoratori e lavoratrici delle mense scolastiche, aziendali e addetti alle pulizie delle scuole. A rendere tutto più difficile è il fatto che, dopo lo stop dovuto al Coronavirus, il loro servizio è in “sospensione” fino a settembre. Con le scuole chiuse per la pausa estiva, dunque, non avranno stipendio fino all'inizio del nuovo anno scolastico. Ecco dunque mestoli che sbattevano contro pentole, cappelli da cuochi in testa e maschere a coprire alcuni volti, realizzate con buste di carta con sopra una scritta eloquente: “invisibili” (GUARDA IL VIDEO). I manifestanti erano accompagnati dai segretari delle rispettive sigle sindacali: Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Solo in provincia di Ancona il problema riguarda un migliaio di lavoratori. 3.000 nell'intera regione.

Il sit-in si è sciolto dopo circa un’ora, quando i segretari regionali Barbara Lucchi (Filcams Cgil), Marco Paialunga (Fisascat Cisl) Fabrizio Bontà (Uiltucs) hanno incontrato il viceprefetto (GUARDA IL VIDEO). «La situazione è drammatica» hanno detto all'unisono i sindacalisti, confermando le storie che in piazza del Papa hanno portato persone da ogni parte della regione. Tra loro c’è Eleonora Clementi, impiegata alla scuola materna “Cretarola” di Porto Sant’Elpidio. Il suo contratto, racconta, prevede un compenso di 450 euro al mese per 3 ore di lavoro al giorno. Ha già preso la cassa integrazione di marzo e aprile, il marito solo quella di marzo: «A mio figlio non so come pagare la scuola a settembre, ma non sappiamo neppure come arrivare a fine giornata. Per fortuna ho mio padre che ci aiuta, pensionato di 85 anni, quando la normalità dovrebbe essere il contrario». Non solo. «Quando faccio spesa non porto mio figlio al supermercato- continua Eleonora- perché ho paura che mi chiede patatine o la carne». Problemi che si incrociano con altri: «Devo fare una risonanza magnetica, ma al Cup non si riesce a prenotare e pagando non me la posso permettere- dice ancora Eleonora- non stiamo chiedendo l’elemosina, ma solo i nostri diritti». Vanessa Mandarano lavora alla mensa universitaria insieme al suo compagno. Hanno una bimba di 19 mesi: «La cassa integrazione di marzo e aprile è arrivata a giugno e all’improvviso ci siamo trovati con un mutuo sulle spalle che abbiamo dovuto bloccare- racconta- per fortuna ci stanno aiutando i nostri familiari, anche perché i bisogni di una bambina hanno i loro costi». 
 

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