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Cronaca

Manichino della Meloni appeso a testa in giù, esplode la polemica. Acquaroli: «La condanna per questo atto sia unanime»

Il fatto durante una manifestazione organizzata dal collettivo Cua e dal Laboratorio Cybilla a Bologna: "Qui non sarà mai la benvenuta". La condanna di Francesco Acquaroli

Un manichino raffigurante Giorgia Meloni, appeso a testa in giù, a Bologna in una manifestazione dei collettivi contro il governo. Il fatto durante una manifestazione organizzata dal collettivo Cua e dal Laboratorio Cybilla a Bologna. L'azione, documentata sulle pagine social degli attivisti, è stata organizzata sotto le Due Torri, in Piazza di Porta Ravegnana durante un corteo, per le vie del centro, contro i rincari e, come recitava uno slogan "per una bella vita", cui hanno partecipato circa 200 persone.

Il manichino di Meloni a testa in giù

L'immagine è stata pubblicata su Facebook sulla pagina del Laboratorio Cybylla abbinata ad un lungo post. "A pochi giorni da un decreto 'anti-rave' ci troviamo nuovamente ad invadere le strade di Bologna. È facile attaccare mediaticamente la movida, la socialità per privarci della nostra libertà di creare antagonismo. questo abuso nei confronti della dissidenza travestito da decreto è in realtà l’ennesima norma securitaria agita da un governo fascista che ci vuole obbedienti, silenziose e, di fatto, oppresse. Questa norma ci dice che in più di cinquanta persone creiamo un pericolo per l’ordine, l’incolumità e la salute pubblica e noi oggi siamo qui, siamo tantissime ad urlare che nessun provvedimento ci fermerà e che siamo contente di farvi paura. Oggi a suon di musica attraversiamo le strade di Bologna con i nostri corpi liberi e indecorosi per ribadire che il mondo è nostro", si legge.

"Tra sgomberi, cariche all’università e attacchi alle politiche sociali questo governo mira all’appiattimento delle nostre esistenze, delle nostre libertà e dei nostri desideri. Come laboratorio cybilla stiamo in questo momento……. . A poco più di un mese dalla formazione del nuovo governo, con a testa Giorgia Meloni, assistiamo a un attacco infimo e vergognoso alle poche briciole che fino ad ora i governi passati hanno dedicato al welfare", prosegue il post. "Ci viene detto che il diritto all'aborto non verrà toccato, ci viene detto che verranno erogati sussidi economici per assicurare il “diritto ad essere madre” ma contemporaneamente viene attaccato e ridimensionato il reddito di cittadinanza, ci viene detto che i diritti civili sono già abbastanza, ma in maniera celata subiamo continui attacchi all’aborto, alla libertà di scelta e di autodeterminazione. Lo abbiamo urlato nelle strade, lo abbiamo scritto sui muri e lo ribadiamo oggi attraverso questo momento di socialità divergente: vogliamo molto più della 194 e non siamo disposte a fare neanche un passo indietro. Ad ogni ostacolo alla nostra autodeterminazione risponderemo con una barricata", si legge ancora.

La condanna di Fdi. Parla Acquaroli 

«È molto grave l'episodio avvenuto a Bologna nei confronti del Presidente - afferma il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli - La condanna per questo atto intimidario sia unanime: il confronto democratico non può sfociare mai nella violenza. Le giunga la massima solidarietà». Raffica di note stampa dei senatori di Fdi per condannare l'episodio. «Riconoscere in quel manichino orrendamente appeso a testa in giù le fattezze del nostro presidente del Consiglio mia ha letteralmente fatto rabbrividire»: così la senatrice Francesca Tubetti. «Non è questo il modo di manifestare il dissenso, la ferocia e l’accecamento ideologico stanno prendendo il sopravvento. Occorre porre un argine e occorre farlo insieme, condannano e isolando i predicatori d’odio e violenza. Lo dico da parlamentare ma anche e soprattutto da madre: mettiamo le nuove generazioni al riparo dalle barbarie del passato».

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