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Cronaca Montedago / Strada di Monte d'Ago

L'ex primario Gobbi ospita 3 mamme ucraine: «Finalmente i bimbi possono correre liberi»

Marco Gobbi ha aperto la porta di casa sua in campagna a Montedago a tre madri in fuga dalla guerra. Con loro i 5 bambini. Ora stanno tutti bene «ma - dice il dottore - prima o poi dovremo farlo tutti»

ANCONA - «Non ci ho pensato due volte ad ospitare queste donne. Scappano da situazioni allucinanti, non mi interessa quanto resteranno, voglio solo che questa maledetta guerra finisca. Sono convinto che saranno così tanti gli ucraini che arriveranno in Italia che tutti, chi prima e chi dopo, dovranno aprire le porte delle loro case». Marco Gobbi è l'ex primario di Malattie infettive all'ospedale di Ascoli Piceno che ha aperto il cuore e l'uscio della sua casa in via Montedago a tre mamme che sono arrivate in pullman da Leopoli e Kiev con i loro 5 bambini al seguito. «Sono tre bambini di 8 anni, uno di nove mesi e una bimba di due anni».  

Il viaggio 

Un'odissea di tre giorni scappando dalle bombe russe fino a Trieste e poi via nella città dorica attraverso l'aiuto di Mariya, nuora di una delle tre donne, che vive in città da molti anni. «Ero in contatto con una signora ucraina - racconta il medico in pensione - che si era presa cura di mio padre in passato. È stata lei a presentarmi la signora Mariya. Ci ha detto che queste tre donne, di cui una era sua nuora, con 5 bambini al seguito stavano scappando dalle bombe ed è stato naturale aprire la porta di casa». Sono tre bambini di 8 anni, uno di nove mesi e una bimba di due anni. «Adesso prosegue il medico in pensione - stanno tutti bene, sono qui da me in campagna e i piccoli sono liberi di giocare finalmente dopo tanta sofferenza. Questo è il secondo giorno ma per adesso sta andando tutto bene».  Ivan, il marito di Mariya, si presta ad ogni necessità, anche alimentare, utilizzando quello che passa la Caritas mentre il dottore «si sta occupando di tutta la documentazione da presentare in questura e nelle prossime ore andrà in Comune». Davanti ai loro occhi «c'è un velo di tristezza e disperazione. Possono ricevere da un momento all'altro la notizia di un caro caduto in guerrra o dei loro mariti feriti». 

La riconoscenza 

Mariya dal canto suo ci tiene a «ringraziare amici, conoscenti e vicini di casa che ci hanno tanto aiutato. In particolare il dottor Marco Gobbi che ha messo a disposizione la sua casa per le tre mamme e i cinque bambini». Non solo, il pensiero va anche alla «famiglia Soci che li ha riforniti di tutto quello di cui avevano bisogno, tra cui carrozzine e pannolini. Un ringraziamento anche a Rosalia Rossi che ci ha sostenuto. Ma siamo riconoscenti agli agenti della polizia che con tanta pazienza ci hanno aiutato per tutti i documenti di ingresso»

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